Case devastate, suppellettili bruciate per vendetta su un cristiano accusato di blasfemia. Il 9 marzo 2013 si sono verificati attacchi alle case di 50 famiglie cristiane in Pakistan. Mentre l'Occidente si contorce nella sua crisi economica e attende fiducioso l'elezione del nuovo papa, in Oriente, e in Pakistan, l'ala radicale musulmana continua, con la scusa della blasfemia, a perseguitare e uccidere i cristiani. Sono arrivati ad accusare di blasfemia persino una ragazza invalida; la blasfemia è un reato punibile con la pena di morte.
A seguito dell'accusa di blasfemia, le autorità per salvaguardare l'incolumità del malcapitato lo hanno prelevato dalla sua casa nascondendolo in un luogo segreto, ma le famiglie cristiane vicine hanno nella notte dovuto lasciare le loro case.
L'indomani mattina i musulmani sono entrati, hanno raccolto lavatrici e letti , li hanno gettati sulla piazza e hanno dato fuoco. Questo è quanto racconta un fotoreporter lì presente, poi hanno devastato le case e dato fuoco ad una chiesa nelle vicinanze.
Le povere cinquanta famiglie sono ora in fuga e senza più nulla. Inoltre le autorità pakistane hanno bloccato Twitter, anch'esso accusato di blasfemia per aver indetto un concorso sulla figura di Maometto. Il fanatismo religioso continua la sua opera usando come sempre un'arma privilegiata, il fuoco.
E' necessario pensare a forme di protezione internazionale per quelle comunità che sono tanto provate. Ma l'occidente cosa farà? E' chiaro che non basta dare notizia di persecuzioni.