Il transatlantico Andrea Doria fu costruito nei Cantieri Navali Ansaldo di Genova per conto della Società Italia Navigazione: varato il 16 giugno 1951, era una nave lunga 213 metri, alta 15, larga 36; stazzava oltre 29.000 tonnellate, aveva 1241 cabine, 16 lance di salvataggio per 2008 persone, un equipaggio di 572 uomini (42 ufficiali), capacità di trasportare 1240 passeggeri.

Era considerata la nave più moderna e lussuosa dell'epoca e la più sicura, per questo fu chiamata la "Grande dama del mare". Aveva arredi raffinati e costosi, tre piscine (una per ogni classe).

Tutti i locali abitati avevano l'aria condizionata. Era un vero gioiello del "made in Italy". Suscitava grande ammirazione, chi saliva a bordo ne rimaneva sedotto.

Dopo tre anni di felice navigazione, si verificò la tragedia: il 17 luglio 1956 l'ammiraglia della flotta italiana, diretta dal prestigioso comandante Piero Calamai salpò da Genova verso New York, era il 101° viaggio; aveva imbarcato 1134 passeggeri e 572 uomini d'equipaggio. Fece tappa a Cannes e Napoli e attraversò l'Atlantico in una settimana; dopo una navigazione tranquilla, si stava ormai avvicinando alla meta, mancava un giorno all'arrivo a New York.

La nave giunse in prossimità dell'isola di Nantucket, una zona pericolosa, teatro, in passato, di parecchi naufragi a causa delle improvvise fitte nebbie.

Anche il Doria trovò, fin dal pomeriggio, la nebbia e il comandante ordinò di aumentare il numero delle vedette e di ridurre la velocità. In tarda serata, la maggior parte dei passeggeri partecipava alla festa dell'ultimo giorno di navigazione. Intanto, con rotta contraria al Doria e a forte velocità, navigava lo Stockholm, una nave svedese per il trasporto promiscuo di merci e passeggeri che aveva a prora uno sperone rinforzato per affrontare i ghiacci del mare del nord: la comandava il Capitano Gunnar Nordenson che aveva delegato in plancia il ventiseienne terzo ufficiale Carstens.

Nella fitta nebbia le due navi si avvicinarono pericolosamente; erano governate solo grazie alle informazioni dei radar: il Doria emise i fischi obbligatori, ma gli Svedesi non lo fecero.

Quando si poterono vedere ad occhio nudo, fu troppo tardi e l'impatto fu inevitabile; erano le ore 23 e 11 minuti del 25 luglio 1956. La prora rompighiaccio dello Stochholm colpì la fiancata della nostra nave e la penetrò in profondità, annullando la compartimentazione stagna. Morirono quarantasei persone del Doria e sei dello Stockholm.

Dopo l'impatto l'Andrea Doria s'inclinò di 15° a dritta, Calamai dovette scegliere se salvare i passeggeri o rischiare di sacrificarne alcuni per tentare di conservare la nave facendola arenare sui bassi fondali di Nantucket. Scelse di salvare tutte le persone ed ebbe così inizio la più grande operazione di salvataggio di tutti i tempi. In breve tempo l'inclinazione nave superò i 20° e rese molto difficile la messa in mare delle grandi scialuppe di salvataggio.

Fra i numerosi SOS lanciati, uno venne raccolto dal transatlantico francese Ile de France, comandato dal barone Raoul de Beaudéan, che si diresse a tutta velocità verso la zona del disastro. Giunto sul posto, si posizionò il più vicino possibile al Doria in modo da creare una zona d'acque calme fra sé e la nave ferita. Ciò favorì le operazioni di salvataggio e imbarcò ben 750 naufraghi. All'albeggiare tutti avevano abbandonato la nave e, alle ore 10.09 del 26 luglio 1956, il più grande e il più elegante dei nostri transatlantici s'inabissò.