Essere felici, essere soddisfatti della propria vita non dipende dal raggiungimento dei nostri obiettivi ma da uno stato mentale. Lo conferma il fatto che nel momento in cui si desidera qualcosa si è tristi di non averla ma una volta ottenuta non si riesce a essere felici. Perché?

L'uomo non riesce ad accettare il cambiamento. La stessa vita è cambiamento; il cambiamento è la vita, si modifica, si evolve, si sviluppa in ogni momento della nostra esistenza; tutto cambia ad eccezione del cambiamento. La felicità può nascere solo dall'accettazione di questo inevitabile cambiamento, che non è connaturato al verificarsi di situazioni negative, ma alla creazione di condizioni differenti da quelle che conosciamo o viviamo in un determinato momento della nostra vita.

È necessario realizzare che tutte le situazioni che viviamo sono incapaci, per natura, di contenere in sé elementi gravosi alla nostra esistenza, solo perché mutano e cambiano qualcosa della nostra vita: la perdita di un amico, un litigio, un posto di lavoro che non arriva, un amore non ricambiato non possono farci del male se trasformati in opportunità.

La tristezza, l'insoddisfazione e la sofferenza nascono dal rifiuto del cambiamento, al quale non permettiamo di avvicinarsi alla nostra vita, prediligendo un mondo statico. Un esempio concreto è quello dell'innamoramento, momento in cui si desidera che l'uomo o la donna che si ama ricambiati ci ami con la stessa passione con cui ci ama oggi; il successo che si ottiene sul lavoro, nelle relazioni personali si mantenga sempre su una linea crescente e così via.

Proprio qui nasce l'infelicità umana.

Nessun essere umano può conoscere l'istante successivo a quello in cui si sta parlando: accettare il cambiamento, mettere in gioco il proprio mondo sicuro, certo e confortevole, è il solo mezzo per potersi regalare, se non la felicità, l'opportunità di vivere "realtà altre" che potrebbero rivelarsi più adatte al soddisfacimento dei propri desideri, ambizioni, sogni.