Esiste ancora un modo per viaggiare accompagnati dalla curiosità, dalla voglia di capire e da quella di arricchirsi spiritualmente? Difficile a dirsi e ancora più difficile a farsi, muniti come siamo di "Tomtom", telefoni satellitari e - se necessario - trascinandoci dietro guide ultra organizzate.
Possiamo ancora arrancare nella giungla, ascoltare il chiasso cacofonico degli animali, sentirci per qualche ora il selvaggio uomo delle scimmie, ma poi, fatti pochi chilometri (su un fuori strada) arriviamo in un albergo arrampicato sugli alberi che non ha nulla da invidiare al Conrad di New York e dove mosche, zanzare, formiche, grilli cavallette e coleotteri di svariate misure sono, per qualche misteriosa ragione, banditi dalla nostra camera da letto o dalla sala da pranzo costruita intorno ad una albero alto più di cento metri.
Ci si può accontentare, certo; basta non prendersi più per il selvaggio Tarzan e interpretare - ma è solo un esempio - il ruolo del ricco uomo di affari in relax. Affari un poco loschi, logico. In questo caso, per dar colore al personaggio, muoversi tenendo per il collo una bottiglia di alcol locale, sempre (non è necessario bere, basta che si veda) rispondere a monosillabi e trascinare un poco i piedi come appesantiti da una antica e dolorosa stanchezza. Arricchire l'inglese di qualche espressione gergale inventata al momento, completa il quadro.
I viaggi nel deserto o nella savana presentano grosso modo le stesse delusioni. C'è lo spostamento in fuoristrada, la meraviglia dei paesaggi, i tramonti, luoghi stupefacenti, ma a sera, difficile sentirsi dei Lawrence d'Arabia anche se ospitati in tenda davanti alla cerimonia del tè e - qualche volta succede - accompagnati dai movimenti pelvici di qualche ballerina molto sopra i quaranta anni e in sovrappeso erotico.
Al contrario della giungla, la delusione causata da questi viaggi può spingere a passi falsi molto pericolosi; superare un certo confine, addentrarsi senza guida in luoghi troppo isolati (vedi lo Yemen) porta quasi sempre al rischio di essere catturati da bande di predoni dedite con profitto al rapimento di viaggiatori cretini e al ricatto.
Sono certo che molti turisti frequentano quei luoghi per vivere il rischio della cattura e, se questa avviene, esser liberati e raccontarla - per almeno un paio d'anni - ai vicini di pianerottolo o ai compagni di lavoro, migliorando di volta in volta i particolari. In questo caso, se siete donne, fa sempre un bell'effetto e un po' di invidia la descrizione del predone bruno e vigoroso.
Aver ceduto o aver resistito è relazionato alla vostra attività amorosa. Se povera, vi conviene non confessare, ma lasciare intuire di esser stata costretta a cedere alle voglie del brutale bandito. Accende interessi, sicuro. E allora? Ci resta solo la crociera?
Per riflettere vi consiglio di vedere o rivedere: Fitzcarraldo (1892, regia di Werner Herzog), Il Te nel deserto (1990 Bernardo Bertolucci - The Terminal (2004 regia di Steven Spielberg) - Tropic Thunder (2008 regia di Ben Stiller) - Un tranquillo week-end di paura (1972 regia di John Boorman) - King Kong (1976 regia di John Guillermin).