Genny 'a carogna, accendete un televisore, una radio, aprite un sito internet: non si fa che parlare o scrivere di lui, protagonista della notte della finale di Coppa Italia all'Olimpico di Roma, che difficilmente sarà dimenticata.
Come ormai noto, il suddetto Genny 'a carogna è uno dei capi dei Mastiffs, gruppo ultras della tifoseria del Napoli che è solito prendere posto, nelle partite casalinghe della squadra partenopea, in Curva A, considerata la più esagitata dello stadio San Paolo.
Altrettanto noto è il fatto che l'ormai famoso soggetto in questione avrebbe parentele con personaggi affiliati a clan camorristici; in questo articolo però non vogliamo parlare del passato e della situazione familiare di Genny, ma del modo col quale stampa, televisione e organi d'informazione in generale hanno trattato la vicenda dei disordini avvenuti a Roma in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
I fatti si conoscono: un noto tifoso romanista, conosciuto come Gastone, già famoso per aver fatto sospendere un derby capitolino diffondendo la falsa notizia di un bambino investito da una camionetta della Polizia, apre il fuoco della sua pistola ferendo tre tifosi napoletani, dei quali uno, ancora oggi, lotta tra la vita e la morte; il fatto, converranno tutti, è di una gravità inaudita.
Veniamo a come viene trattata la questione dalla stampa: già nelle ore immediatamente successive ai fatti, il nome sulla bocca di tutti è quello di Genny 'a carogna, colui il quale, messosi a cavalcioni sul cancello che separa la Curva Nord dell'Olimpico dal campo, avrebbe dato l'ok al capitano Hamsik per giocare la partita; e via con le trasmissioni, con i dibattiti sulla maglietta che indossava la carogna (di cattivissimo gusto, per carità), sullo Stato che si piega alla volontà degli ultras.
Si sprecano battute, si fanno discorsi, si pontifica sul fatto che il calcio italiano deve liberarsi di tutti i "Genny 'a carogna" se vuole risollevarsi, si sprecano i paragoni con Ivan Bogdanov, ultras serbo che fomentò i disordini in occasione di un Italia - Serbia di qualche anno fa a Genova, che impedirono lo svolgimento della partita (eppure la differenza è chiara: Bogdanov causò dei disordini, il napoletano, a quanto si vede dalle immagini no); persino Grillo lo cita in un comizio per prendere in giro Renzi: insomma, Genny è la personificazione del male assoluto...
Ma, un momento: Gastone? Ci siamo dimenticati di lui?
Tutto questo non è nato dal fatto che una persona si è preso la briga di sparare, così tanto per ravvivare un po' la situazione, qualche colpo di pistola? Eppure se ne parla pochissimo, sappiamo che si trova in ospedale perchè ha una gamba rotta, ma nessuno punta il dito contro di lui; il vero colpevole è Genny: d'altronde, vuoi mettere uno che si chiama "'a carogna" con uno che si chiama Gastone: è molto più mediatico il primo; e poi le parentele, la maglietta, i tatuaggi, la posizione sul cancello: che vuoi che siano due colpi sparati così per caso di fronte a tutto questo?
Insomma, il caso mediatico è stato montato attorno alla persona sbagliata: si è indignati perchè lo Stato scende a patti con gli ultras? Criticate lo Stato, signori giornalisti; appare evidente come Genny 'a carogna, già per il soprannome che porta, sia un bersaglio molto facile, ma, in questa vicenda, non è quello giusto.
Non vorrei si pensasse che si stia facendo un'apologia del personaggio in questione, che molto probabilmente non è propriamente uno stinco di santo; ma, se consideriamo singolarmente la vicenda di sabato, non è colpevole di nulla: sembra più una vittima della sindrome da avvoltoio della stampa, e forse, essendo "carogna", il suo destino era già segnato.