Sondaggi e sondaggisti sul banco sbagliano tutte le previsioni.

In primo luogo si tratta di un metodo di rilevazione che comincia ad essere stantio e superato, sia perché la gente è stanca, sia perché l'italiano rivendica sempre e comunque la libertà come primo ed irrinunciabile valore, per cui si riconnette anche la libertà di mentire al sondaggista petulante che lo tampina.

In secondo luogo è evidente l'errore tecnico degli istituti di rilevazioni: in presenza di elevato astensionismo appare palese come l'attribuzione di un peso politico alle singole forze politiche sia di difficilissima valutazione se non impossibile.

Se, infatti, confrontiamo i risultati elettorali delle due ultime Elezioni politiche e delle ultime due elezioni europee, ci accorgiamo che la vittoria di Renzi acquista dimensioni più normali ed anche che i sondaggisti avrebbero potuto non sbagliare.

All'elezioni politiche del 2008, con un'affluenza del 78,1%, il Partito Democratico ottenne 12.095.306 di voti, pari al 33,18%; alle europee del 2009, con un'affluenza del 65,05 %, il Partito Democratico ottenne 7.999.476 di voti, pari al 26,12%; alle politiche del 2013, con un'affluenza del 75,19%, il Partito Democratico ottenne 8.644.187, pari al 25,42%; infine alle europee del 2014, con un'affluenza del 58,69%, il Partito Democratico ha ottenuto 11.172.861, pari al 40,81%.

E' chiaro come il successo politico del Premier sia evidente e nessuno possa disconoscerlo, tuttavia è al pari chiaro come, in termini assoluti di numero di voti, il successo emerga evidentemente ridimensionato, si pensi che Renzi ha ottenuto quasi un milione di voti in meno di Veltroni nel 2008 ed inoltre che Renzi era ed è Presidente del Consiglio in carica con un orizzonte temporale di governo pluriennale ed invece Veltroni usciva fuori da una legislatura tutt'altro che positiva per il centrosinistra.

Anche dal confronto con Bersani, gli apparenti 2.500.000 di voti di differenza si riducono qualora si rifletta sulla considerazione che Bersani era espressione di una coalizione che lo aveva indicato quale leader e che complessivamente aveva superato i 10.000.000 milioni di consensi. Eppure con solo un milione di voti di differenza il buon Pier Luigi è stato crocifisso ed invece Don Matteo è osannato.

In sostanza, quindi, il risultato del PD non è così stratosferico come si pensa, anzi le rilevazioni errate dei sondaggi hanno concorso a creare il testa a testa con Grillo, spingendo l'elettorato anti-antipolitica a mobilitarsi in favore dell'unico possibile salvatore della patria, ossia Renzi.

Da ultimo e non per importanza i sondaggisti non hanno sondato l'effetto Renzi, che sia per ragioni di carattere personale che per ragioni squisitamente politiche, non avrebbe potuto non dare un valore aggiunto al PD.

Anche in questo caso, pertanto, i sondaggi hanno dimostrato la scarsa capacità di rilevare il sentimento politico e l'assoluta inconsistenza in termini di previsione dei flussi elettorali.

Non a caso dopo le elezioni europee, tutti gli istituti danno il PD sopra il 40% ed un'ipotetica alleanza di centrosinistra quasi se non oltre il 50%, con oltre 15/20 punti percentuali sopra un'ipotetica alleanza di centrodestra. Anche queste previsioni saranno sbagliate, non interpretano il sentimento popolare, ma sono semplicemente "tarate" sugli ultimi risultati elettorali delle europee. Non sono, insomma, delle previsioni, ma delle post-visioni. Nel mondo della diretta, non abbiamo bisogno della differita!