Lo storico inglese Denis Mack Smith è, per molti, il più autorevole e imparziale studioso delle vicende italiane del passato, nonché attento osservatore di ciò che da noi tuttora accade. E' straniero, e da oltre confine i fatti, i valori, la storia, vengono valutati e spesso apprezzati molto di più di chi li vive. All'estero la Carta Costituzionale italiana è stata considerata una vera e propria "Magna Charta": i principi contenuti nel documento firmato da Enrico De Nicola, Umberto Terracini e Alcide De Gasperi rappresentano, ancora oggi, a più di 66 anni dall'entrata in vigore, quanto di più moderno e lungimirante potesse essere pensato e messo nero su bianco da una Repubblica ai suoi primi vagiti, sorta sulle macerie, non solo reali, di una guerra perduta.

Una Carta costituzionale che ha rappresentato una "rivoluzione" davvero popolare: quel documento rappresentava e rappresenta il volere di tutti gli italiani. La voglia di ricostruire e costruire, di essere finalmente liberi e assicurare la libertà, la giustizia, la salute, l'istruzione, il lavoro, i diritti inviolabili degli uomini, a sé stessi e, soprattutto, ai propri figli, la ragionevole rabbia di un popolo che aveva perso tutto fuorché i valori della famiglia e della dignità, che aveva le pezze ai pantaloni, ma che voleva un mondo migliore. Una carta "laica", figlia dei valori della partigianeria ma rispettosa della Chiesa Cattolica, che non era più quella del "papa re", ma anche quella delle migliaia di preti "di campagna" che avevano contribuito ad allontanare regimi infami e salvato gli ebrei dai campi di sterminio.

Il mancato rispetto dei principi enunciati, che spesso avviene, è assimilabile a un musicista o a un'orchestra che non legge lo spartito e stonano.Nulla al mondo è definitivo e statico: la Carta Costituzionale, ispirata a principi di tolleranza e di rispetto delle minoranze, delle razze e delle religioni, alla "solidarietà politica, economica e sociale", ha recepito direttive e protocolli comunitari e si è adeguata, nei decenni successivi, a ulteriori necessità funzionali, e alcuni articoli sono stati abrogati (124,128,129 e 130, ad esempio, legati alla riformulazione della realtà delle Regioni e delle Province).

Vi saranno certamente altre modifiche per questo documento principe, che non contempla più le nobiltà, ma che dà nobiltà al popolo, è un tesoro da custodire per salvaguardare una democrazia e una repubblica nata dal sangue che si ribellava alla violenza e alla sopraffazione, un testo "sacro" nella sua laicità e nella sua valenza indipendente e garantista, che è bene leggere o rileggere, apprezzandolo e recependone il valore, da italiani.