L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. La nostra Carta Costituzionale si apre con queste parole e ciò denota quali fossero i principi ed i valori che informavano l'azione dei padri costituenti. Quelli erano uomini veri: avevano vissuto il ventennio e poi la guerra, inoltre amavano il proprio Paese ed avevano grande rispetto del lavoro, della cultura e della democrazia. Tutto il contrario di chi oggi regge le sorti dell'Italia. I nostri politici non hanno rispetto del lavoro, non hanno rispetto della cultura, non hanno rispetto dell'Italia.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un attacco violento ed indegno alla scuola, ora si è aperto un altro fronte: quello dell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Esso è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico per sottrarre il lavoratore all'arbitrio incontrollato del datore di lavoro, è una norma di civiltà che ha segnato uno spartiacque importante tra lo schiavismo e la dignità del lavoro. Il divieto di licenziamento senza giusta causa è anche la naturale conseguenza dello stesso dettato costituzionale, ma anche il riconoscimento di un diritto inalienabile di ciascuno: la dignità del lavoro. Con il pretesto della flessibilità del lavoro, con la scusa di voler dare delle risposte alla difficile situazione occupazionale del Paese, si porta l'ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori.

L'intento è quello di tenere sotto ricatto i lavoratori: o fai come ti dico ed ubbidisci senza fiatare oppure ti licenzio. Eppure l'articolo 18, anche nella sua formulazione attuale, non vieta affatto il licenziamento. Licenziare un lavoratore è possibile anche oggi, tuttavia chi lo fa ha l'obbligo morale e giuridico di motivare la sua decisione.

Se non lo fa, il lavoratore può chiedere al giudice di essere reintegrato, a patto che si dimostri l'illegittimità del licenziamento stesso. Mi sembra una norma di assoluto buon senso.

La verità è che, con la scusa della crisi, si sta addivenendo ad una limitazione pericolosa dei diritti delle persone. La Fornero, è risaputo, si accanì contro i pensionati e con chi aveva maturato o stava per maturare il diritto alla pensione.

Il Governo attuale non è da meno: non solo non ha esteso il bonus di 80 euro anche ai pensionati, non solo ha messo sotto attacco la scuola, non solo non ha ridotto la pressione fiscale (salvo l'operazione di facciata e pre-elettorale del bonus di 80 euro), ma adesso vuole anche limitare fortemente i diritti dei lavoratori. A tirare troppo la corda si corre il rischio di spezzarla. Renzi è un ottimo comunicatore, ha la battuta pronta, si spaccia per il "nuovo", tuttavia agli italiani interessa sapere se potranno dar da mangiare a se stessi ed ai propri figli.