Come non rimanere affascinati dal mito Americano, da quell'idea che viene pensando al Paese scoperto nel 1472 da Cristoforo Colombo come il Paese democratico per eccellenza, nel quale di mischiano culture proveniente da ogni parte del mondo sin dai suoi albori: infatti sin dall'inizio qui vivevano uomini, per lo più europei, che giungevano come colonizzatori, i nativi del luogo cioè gli Indiani o Pellerossa che furono decimati proprio da quei colonizzatori che si vantano di portare la libertà e la conoscenza nel Nuovo Continente, e la forza lavoro dell'epoca, cioè gli schiavi che per lo più giungevano dai paesi Africani e che erano destinati per lo più alle vaste piantagioni di cotone, tabacco, caffè o zucchero.
Tuttavia, da sempre, questo è un paese caratterizzato da grandi contraddizioni interne. E' definito, e ama definirsi il paese più democratico del mondo, ma è stato durante gli anni protagonista di numerose tensioni sociali. In particolare la storia di violenze razziste sono state un tema costante nella storia delle persone di origine africana in Nord America. Oggigiorno questo tema sembra è tornato in primo piano perché sembra esserci una certa persistenza delle uccisioni della gioventù nera da parte della polizia americana, il che si contraddice un po' con un' idea del fatto che possa trattarsi di questioni puramente isolate. Tuttavia, forse si tratta di questioni mai veramente risolte fino in fondo, il che ci fa capire che quando si tratta di uomini è sempre difficile ottimizzare un comportamento come si potrebbe pensare di fare con una macchina.
Tutta questa situazione ha portato a far si che sabato pomeriggio un ragazzo nero sia arrivato a "farsi giustizia" uccidendo due agenti in servizio a New York. Ovviamente stiamo parlando di un atto assolutamente non giustificabile, il quale però, probabilmente è testimone di una situazione tutt'altro che piacevole dal punto di vista sociale.
E' il contesto in cui è avvenuto l'omicidio che lascia riflettere, avviene nel contesto di una serie di manifestazioni con cui la comunità afroamericana protesta per la decisione del Gran Giurì che ha scelto di non incriminare il poliziotto che ha ucciso un afroamericano Eric Garner. L'omicida aveva comunicato su un social network l'intenzione di vendicare il suo "fratello nero" ucciso, dicendo che "per ogni nero morto sarebbero morti due bianchi".
Il killer dopo aver ucciso i due poliziotti, sparando loro dal finestrino dell'auto in cui erano seduti mentre stavano facendo una esercitazione antiterroristica, ha provato a fuggire, ma vistosi raggiunto dagli altri poliziotti ha deciso di rivolgere la pistola verso sé stesso e si è tolto la vita. Come detto nel paese vi è una grande tensione, soprattutto dal punto di vista razziale, e questo ci lascia molto perplessi visto che tutto questo sta avvenendo in un momento storico in cui gli Stati Uniti sono governati dal primo presidente Afroamericano della loro storia: Barack Obama. Il Presidente, in vacanza alle Haway, ha detto di essere rimasto profondamente colpito da questo barbaro avvenimento.
La speranza è che nei prossimi giorni la situazione venga migliorando e che vi sia una maggiore attenzione verso questo tipo di problematiche razziali che purtroppo sono presenti in molti paesi sviluppati, ma che vedere all'ordine del giorno nella cosi democratica America ci lascia alquanto stupefatti.