La popolarità dei selfie, o dell'autoscatto per intendersi, ha portato all'aumento della domanda di interventi di chirurgia plastica. La conferma viene da un sondaggio eseguito dall'American Academy of Facial Plastic and Reconstructive (AAFPRS). Lo studio annuale è stato condotto sui dati rilevati su un campione di 2.700 membri. Una persona su tre, dunque, ha affermato di essere una sorta di "vittima" dell'importanza mediatica dei selfie. La ricerca ha anche riportato un aumento del 10 per cento della richiesta di interventi di rinoplastica tra il 2012 e il 2013, un 7 per cento aumento del trapianto di capelli e il 6 per cento in chirurgia delle palpebre.

Il dottor Sam Rizk ha affermato che i selfies rappresentano un'immagine distorta della persona. E' forse questo il motivo che conduce alla "necessità" di cambiare il proprio aspetto. "Troppi selfies indicano un'ossessione verso se stessi ed un certo livello di insicurezza propria della maggior parte di adolescenti. Ciò peggiora la situazione. Ora, ci si può vedere in 100 immagini al giorno, su Facebook e Instagram".

La principale differenza, nel prima e dopo l'era dei selfies, è stato proprio un aumento della domanda della chirurgia plastica. E questo perchè la gente ha iniziato a postare incessantemente autoscatti sui social media. "C'è stato un aumento del 25 per cento rispetto agli scorsi due anni e mezzo", ha dichiarato il dottor Sam Rizk, un chirurgo plastico.

Nonostante l'aumento della domanda di chirurgia plastica, Rizk, specializzato in rinoplastica, spiega che molti sono portati a modificare il proprio aspetto proprio in virtù della distorsione dell'immagine riprodotta nello scatto. Infatti, "tutti noi troveremo qualcosa di sbagliato nei nostri autoscatti". Ed ha dichiarato di rifiutare di aiutare quanti chiedono solo per modificare, abbellendola, la propria immagine. Un messaggio chiaro e non troppo velato. Si può voler migliorare le proprie caratteristiche, perfezionarle, ma non necessariamente modificarle per renderle qualcosa che non sono.