Da ieri pomeriggio, venerdì 23 gennaio, Cremona è una città blindata. I cittadini si chiedono, un po' spaesati, che cosa significhi l'arrivo in massa di celerini, poliziotti antisommossa, carabinieri e tanto altro che, normalmente, si vede solo alla TV. Questo perché, nella quotidianità, Cremona è tranquilla e pacata; i piccoli disguidi interni non superano mai i confini del Po. Eppure, sul sito del Comune, è possibile leggere le informazioni necessarie, dal percorso del corteo al cambio dell'orario dei trasporti pubblici, fino alle strategie adottate per evitare il peggio.

Dalle strade mancano i cestini e le sedie dei bar; molti i negozianti che chiudono le saracinesche molto prima del dovuto. La manifestazione incomincerà alle 15, ma è come se fosse iniziata, con la paura, già ieri.

Sul quotidiano locale viene spiegato il motivo (o meglio, i motivi) per cui accadrà qualcosa oggi pomeriggio, temendo il peggio: Emilio V., 49 enne cremonese della CSA Dordoni, è stato assalito davanti alla propria sede da un folto gruppo di membri di Casapound. Perfino RAI 2 e TG5 ne hanno dato notizia; assai raro per Cremona. Le cause non sono ben precisate, ma lo è la generalizzazione dell'accaduto. Immediatamente, si parla di ripercussioni fasciste per un revival del mito di Farinacci e di come la città rischi di cadere in una micro-dittatura di estrema destra.

Dall'altra parte, torna il comunismo, il mito sovietico, la proprietà privata da abbattere. Parole chiave che non aprono più nessuna porta, perché ormai sono arrugginite dal tempo.

Non si rendono conto, i due estremi, di essere totalmente fuori dalla realtà e di non essere ben distinguibili dalle persone esterne alla questione.

Se uno ha la maglia rossa con una stampa del volto del Che (spesso non sapendo bene che cosa abbia fatto nella sua vita), e l'altro canta Faccetta nera come si canta un inno da stadio, non sono così diversi. I colori sono colori, hanno lo stesso valore finché noi non gli diamo un significato. E la violenza e i pregiudizi vengono da entrambi i lati, per la cittadinanza hanno lo stesso identico effetto.

Perché blindare una città che ha la sola colpa di essere scenario di questi dibattiti obsoleti e inutili? Ma soprattutto, ed è questa la critica maggiore da muovere, perché queste persone, che pure sono cittadine come tutti, non si uniscono come ora per uno scopo più importante che superi le ideologie che sanno di muffa e che sia veramente utile per tutti quanti? Perché non manifestare, piuttosto, contro la corruzione, l'ingiustizia del sistema, lo sperpero di denaro, l'abbandono della cultura? Uniti siamo più forti, è vero. In fondo, questa lotta ancestrale tra i due contendenti non fa che il vantaggio del governo: è più redditizio lasciarli massacrare tra loro piuttosto di vederseli arrivare insieme in Parlamento.