Siamo sicuri di essere tutti Charlie, oggi? L'hashtag virale ci coinvolge e anche i più titubanti lo adottano, ma la realtà cruda è che siamo tutti meno liberi, impauriti e insicuri. Ieri a Parigi, presso la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, non è stata colpita solo la libertà di informazione, ma soprattutto la libertà di tutti noi. Ed ecco ritornare la paura. Il cratere fumante di Ground Zero riprende vigore e brucia le nostre speranze rinvigorendo i nostri timori. Se una matita non ha mai ucciso, l'odio sembra crescere inarrestabile.
La nostra avversione verso l'Islam e i suoi principi. Il luogo comune sembra inevitabile e l'assioma Islam uguale terrorismo, automatico. Una religione non pubblicizza l'odio e non lo diffonde e l'Islam non lo fa.
Una parte deviata e fanatica si. Oggi il compito più importante, la condanna, l'esecrazione, non spetta solo a chi ha subito ma soprattutto alla parte sana dei fedeli musulmani, la stragrande maggioranza che vive nei propri paesi di origine o che per motivi di lavoro, economici o perché perseguitati sono stati costretti a spostarsi. Spetta a loro prendere le distanze e condannare lo scempio perpetrato a Parigi.
L'odore della paura è la più grande vittoria per i terroristi. Una vittoria ottenuta col sangue, vana ed effimera, crudele e inutile, pura illusione di chi in nome di un dio vuole imporre terrore e buio.
Ieri incollati per ore alla tv, aspettando notizie dalla Francia, un pensiero ci tornava alla mente, un'immagine, un accostamento strano e forse inusuale ai fatti francesi: eppure quell'immagine ci era di conforto e sollievo in quelle ore, erano le lenzuola bianche stese nei balconi di Palermo all'indomani delle stragi mafiose, pezzi di stoffa che urlavano la ribellione di un popolo di fronte a tanta barbarie.
La mafia accusò il colpo e iniziò la sua parabola discendente. Oggi se tutti, musulmani e cristiani, non credenti e gente comune, diventano Charlie Hebdo le nostre lenzuola bianche, il nostro grido virtuale si trasformeranno in resistenza popolare, catena umana contro il terrore, ventata di pace e abbraccio di riconciliazione.