Nel 2015 il cittadino onesto, sia esso pensionato che pensionando, è ormai abbastanza informato sulle dinamiche del welfare italiano, in particolare sul continuo evolversi del "pianeta Pensioni". Un' esperto del settore, Alberto Brambilla, in un recente articolo ha aumentato la consapevolezza in tutti noi sulla spesa pensionistica Italiana rispetto al bilancio statale che è di circa 801 miliardi di euro all'anno. Quanto incide il pagamento di 16.561.000 pensioni sul bilancio dello stato? La risposta della ragioneria dello stato è di 242 miliardi di euro, cioè circa un terzo di tutto il bilancio; ma il dato interessante da sapere è che 8,6 milioni di pensioni, (cioè il 52%), di cui circa 5 milioni sono parzialmente a carico dello stato, ovvero della fiscalità generale, (delle nostre tasse).

Che significa ciò? Significa che questi pensionati, nella loro vita lavorativa, non hanno raggiunto nemmeno il "minimo contributivo" di 15 anni di versamenti, mentre circa 3,5 milioni non hanno mai versato nulla, (pensioni sociali).

Analizziamo ora gli altri 8 milioni di pensioni, tutto in regola? Non proprio! Infatti, ai numerosi cittadini onesti che hanno versato contribuzioni per 35, 37, 40 anni, (una cifra costante ed adeguata all'inflazione negli ultimi 10 anni di lavoro), si annidano i "furbi delle caste", cioè coloro che, collusi con il potere legislativo, hanno usufruito di leggi "ad hoc", (una delle ultime, scovata dalle "iene",varata dall'allora ministro del lavoro Treu), le quali hanno permesso di ricevere "pensioni d'oro", in quanto "agganciate" all'ultimo anno di lavoro o addirittura all'ultimo mese!

(Scandalosi e, purtroppo "legali", gli assegni pensionistici percepiti da noti e meno noti dirigenti sindacali, in virtù di uno stratosferico aumento di stipendio, percepito nell'ultimo anno e/o nell'ultimo mese). Quali azioni intraprendere per "regolare" questo flusso di spesa? Ogni cittadino di buon senso desidera una regolarizzazione equa di questa spesa, e, non fidandosi più di coloro che li rappresentano, (politici "nominati" dai partiti), grida la "sua rivolta" affidandosi al web, (social network, blog, forum), dove, oltre alle indignazioni più indicibili, vengono esposte le soluzioni al problema; questa forma di "consapevolezza" e di auto/risoluzione della grave sperequazione esistente, non basta!

Non bastano le lucide analisi di esperti economisti e giuslavoristi, i quali mettono in guardia tutta la politica sul futuro scontro generazionale; contemporaneamente si deve produrre, da parte di tutti i "cittadini consapevoli", una forte "cassa di risonanza".

È necessaria una "levata di scudi" mediatica di ognuno di noi, non solo sul web, ma su tutto ciò che coinvolge la "quotidianità": giornali, radio, tv, azioni legali attraverso le associazioni dei consumatori, e, non ultimo, l'invio "massivo" di email certificate ai responsabili dei dicasteri ed istituzioni burocratiche, (per es. Inps), che continuano ad avallare queste palesi ingiustizie sociali. Se ciò si avvererà, credo proprio che qualche cosa di "socialmente equo" accadrà!