Ci vuole coraggio apensarlo, figuriamoci ad ammetterlo pubblicamente, anche selimitatamente ad un social network. C'è invece chi non silascia scoraggiare ed esprime la sua riguardo la violenza sessualeai danni di una 16enne lo scorso 29 giugno a Roma. Alcuni velatamente, nel rispettodel trauma appena subito dalla vittima, altri senza il minimo tatto erispetto per la persona.



C'è chi le rimproveral'abbigliamento ("le ragazze di oggi vanno in giroscollate ed in shorts, quasi nude...poi non si lamentassero sevengono molestate"), chi le attribuisce superficialità ("si ma alle 23 di sera cosa ci fa una ragazzina da sola aRoma?"), chi se la prende coi genitori ("penso chela famiglia dovrebbe rendersi conto se mandarle o meno vestite in uncerto modo") e chi, invece, addita addirittura la tesi delrapporto consenziente ("magari le è anche piaciuto e poic'ha ripensato e ha denunciato per far notizia").

Non mancanopoi complottismi e accuse verso le minoranze etniche, speciese rom o africane, ignorando probabilmente che l'accusato di stupro èun italianissimo di 31 anni, tra l'altro dipendente del Ministerodella Difesa presso la marina militare.



Una cosa è certa: quandosi tratta di sprofondare nel becero moralismo gl'italiani sonosempre in prima linea, dimenticando il contegno e la dignità che inquesti casi meriterebbe una vittima di violenza, indipendentemente dall'etnia, età,educazione e generazione a cui appartiene. Sichiama semplicemente "sentimento di pietà ".