Sono molti i casi in cui a querela di parte si viene indagati in ordine al reato penale, punibile dall'art. 615 bis del c.p. rischiando di essere condannati alla pena massima di quattro anni di reclusione: "Chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva e sonora si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell'articolo 614 c.p. è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni".
La Magistratura a volte è implacabile
Alcuni magistrati applicano rigorosamente la legge a tutela della privacy, senza tenere conto dei principi da rispettare previsti e ampiamente divulgati dal Garante per la Privacyche danno la possibilità al semplice cittadino di tutelare la propria incolumità e salvaguardare i propri beni dai malintenzionati, installando dei sistemi di video sorveglianza nelle aree di propria pertinenza.
Nel momento in cui un Pubblico Ministero ha notizia di un procedimento penale nei confronti di una persona querelata per aver installato una telecamera anche nella propria abitazione, redige il Decreto di perquisizione e dispone il sequestro di tutte le apparecchiature atte a riprendere e registrare l'area oggetto del video controllo. Da premettere che la legge italiana non prevede alcuna autorizzazione preventiva per l'installazione di telecamere. Eppure, nei casi in cui un soggetto ritiene (anche a torto) che ci siano interferenze illecite che turbano la sfera della propria vita privata, può sporgere querela e se il Magistrato ritiene che ci siano gli estremi del reato (violazione della Privacy) procede rinviando a giudizio la persona rea di aver installato una videocamera per tutelare la propria incolumità e i propri beni.
Il paradosso tra privacy e tutela dell'incolumità
Siamo veramente al paradosso. Su questo tema regna ancora una notevole confusione anche tra gli addetti ai lavori. Le violazioni alle leggi sulla riservatezza sono sempre reati che prevedono la galera e l'Italia è il paese che vanta una legislazione decisamente all'avanguardia in tema di difesa della riservatezza (Privacy), è tra le più avanzate del mondo.
Purtroppo l'ottima legge sulla privacy fa a pugni con le leggi a tutela dell'incolumità della persona, sulla violazione della proprietà privata e sul diritto alla tutela dei propri beni. Il paradosso si ingigantisce sempre più se si pensa che nella legge finaziaria del 2008sarebbe stata dispostain favore delle piccole e medie imprese anche artigianali, la concessione di un credito d'imposta per l'installazione di impianti di video sorveglianza come misura di sicurezza contro la criminalità.
Inoltre, i Comuni, le Polizie Municipali, la Polizia di Stato e i vari Enti pubblici che fanno uso di sistemi di video sorveglianza per il controllo del territorio, pur essendo tenuti agli stessi obblighi dei privati, non hanno alcun problema di natura giudiziaria.
Cosa potrebbe accadere se un cittadino infastidito di essere ripreso anche per strada, decidesse a tutela della sua privacy di querelare tutti i proprietari di sistemi video sorveglianti: Enti pubblici, Vigili Urbani e Polizia di Stato? La Magistratura aprirebbe un fascicolo per ogni telecamera installata?