Pubblicato qualche mese fa per Vertigo, il romanzo “Otto. Luce e Ombra” di Jean Christophe Casalini già spicca nel panorama noir italiano contemporaneo. L'autore è già noto come produttore multimediale e sound designer (anche collaboratore di registi celebri come, ad esempio, di Salvatores per "Nirvana"). Tuttavia, rispetto a certa moda ridondante noir, segnala espansioni inedite, un ritorno anche al visionario che fu, originario del genere, dal gotico al grande Lovecraft. Già da noi intervistato per "Blasting News", questa è una recensione di approfondimento.
Il Mago quasi olografico
Otto è il protagonista assoluto del romanzo. Un mago neogotico, che dopo un patto con una specie di diavolo immateriale, dapprima una sua allucinazione ossessiva riflessa nello specchio, dopo anni di fallimenti diventa famosissimo, tenendo spettacoli clamorosi. In questo modo, riesce a fondare una nuova religione e ad assumere un potere virtualmente politico. L'ascesa di Otto è apparentemente soltanto artistica, una specie di Houdini dell'era dei Media. La sua vita s'intreccia fin dall'inizio con il suo primissimo amore, sbocciato nell'età dell'infanzia, Anna, che si ritrova ad un certo punto a fungere da amante ufficiale e assistente principale di scena.
A poco a poco, Anna scopre segreti terrificanti, prigioniera di un incubo horror e visionario a cielo aperto, incapace di sfuggire al vero e proprio sortilegio.
La donna, infatti, si ritrova prigioniera del Mago e del suo entourage, quasi un servizio segreto ad "personam", in una splendida Villa degli orrori. Otto, infatti, è un demone sdoppiato e il suo genio, ad esempio, chiude sempre gli spettacoli fortemente tecnologici sparendo letteralmente, e addirittura troppo realisticamente.
Nel corso della narrazione emergono strani omicidi, stupri quasi in streaming sul web. Anna comincia ad indagare e successivamente lo farà anche la polizia.
Otto dopo Lovecraft
Se il romanzo rimanda anche al celebre Wilde e a "Dorian Gray" (il quadro ritratto in un caso, lo specchio riflesso in Casalini), l'atmosfera generale richiama anche l'ineguagliato inventore del Fantastico visionario, capace di svariare dal fantascientifico althriller, dalnoir all'horror ante litteram.
Stiamo parlando del maestro Lovecraft. In tale visionarietà, la dimensione letteraria evocata ed espressa, trascende l'aspetto puramente letterario, a volte manieristico dei generi successivi.
In "Otto", come in tale archetipo prestigioso, la parola diventa quasi filosofia o psicologia esistenziale radicale: l'umano torna quasi scimmia nuda o angelo di luce ambiguo. Casalini persuade eccome con il suo linguaggio storico aulico, nello stesso tempo aggiornato a consapevoli e precise metafore provenienti persino dalla fisica contemporanea con i suoi universi paralleli, la materia e l'energia oscura, i buchi neri dell'anima umana, ieri come oggi nell'era del computer e di certa spersonalizzazione.
Un romanzo inquietante, ma proprio per la novità del linguaggio, dall'immaginario scientifico attuale, una sorta di antivirus, con la parola che si presenta quasi come una terapia lacaniana per fare psiche e umanità al tempo stesso. Il montaggio, a tratti, risulta anche strutturale, e ciò non è un caso, considerando la carriera dello scrittore, impegnato sia nel settore cinematografico che in quello musicale minimal alla Brian Eno.