Jean Christophe Casalini nato a Milano (1962), italo-franco-danese, è artista e produttore multimediale di fama internazionale, tra arte e pubblicità (segnalato anche dal New York Times). Come post-produttore cura Mach 2, con la quale ha lanciato per primo in Italia la rivoluzione digitale acustica. Ha collaborato con registi del Cinema come G. Salvatores (Nirvana) e pubblicitari come L. Mazzotti. Infine, sempre nel 2015, è uscito il suo primo romanzo, "Otto, Luce e Ombra" (Vertigo edizioni), un horror diversamente super thriller con echi di Lovecraft in chiave squisitamente postmoderna.

Nostra intervista esclusiva per Blasting News.

Nirvana e Salvatores

D- La collaborazione con Salvatores per Nirvana, il capolavoro della science fiction italiana? Con Gabriele avevo già collaborato con "Sud" (1993) primo film italiano in quadrifonia che ho gestito grazie alla tecnologia, oggi superata, della Dolby SR. È stato il primo film al mondo editato con piattaforme digitali su base informatica. Era una opportunità che avevo colto nonostante tutte le avversità del settore, tipica degli ambienti lavorativi dove la mediocrità non si sente mai pronta o teme di essere buttata fuori dal mercato. Ho dovuto selezionare professionisti accorti al cambiamento, oltre a "sincronizzare" la tecnologia digitale con quella analogica ancora in uso tra nastri e perforati.

Con Nirvana, era il 1996, sentivo che potevamo spingere gli ascolti digitali in 5.1 con una codifica in Dolby SRD per portare l’audio italiano ai livelli internazionali. È stato uno shock nell’ambiente cinematografico che ha fatto molto rumore e di cui ne sentiamo ancora gli echi…

Il romanzo

D- Il tuo romanzo diversamente noir, un ritorno agli archetipi del genere, certo romanzo gotico e visionario?

Da innovatore quale sono, non mi vedrete mai seguire le tendenze. Cavalco sempre nuove strade o rinfresco correnti passate che abbiamo ancora molto da raccontare. Otto è la storia di un uomo che si ritrova ad affrontare la separazione tra il suo corpo e la propria immagine. È un libro che può essere considerato una spaccatura tra la narrazione attuale, ormai satura di vampiri e di erotismo gratuito, e la voglia di intraprendere nuove strade narrative.

Con Otto, scardino la convenzionale attenzione verso il personaggio principale; il lettore ne subisce la trasformazione e lo scardinamento in più entità, ne prova odio fino a cercare un appiglio nella empatia con la sua compagna più rassicurante nella sua contrapposta dolcezza alla violenza che si fa sempre più assidua. La percezione del male da parte del lettore è fluida, la coglie subito o dopo a seconda della propria suggestione o accettazione alla sofferenza. Otto porta il lettore ai propri limiti della sopportazione emotiva.È un romanzo gotico, visionario, violento, dove il male veste i panni del potere e del successo senza confini, portandoci a riflettere sulla mancanza del controllo della propria immagine quando questa diventa l’espressione esasperata dell’avidità umana.

Più che ad un "archetipo", già riconoscibile in Lovecraft, in Walpole, in Shelley, Stevenson, Wells e Wilde, mi riferirei ad un "ectipo" inteso come l’involontaria ed incontrollabile drammaticità nella sequenza degli eventi iniziali; la causa e gli effetti diventano gli spunti della fuga, della supplica inconscia, dell’enigma, della follia, della rivalità, dell’ambizione, dell’amore non corrisposto e del conflitto con il sé, che ne fanno un’opera dalla lettura a più livelli.