Ieri il premier britannico David Cameron ha alzato i toni in vista del referendum che si terrà in Gran Bretagna il 23 giugno sull'uscita del Paese dall'Unione Europea. Cameron è arrivatoad affermare che l'uscita della Gran Bretagna metterebbe a rischio la pace in Europaaumentando la possibilità di nuovi conflitti, partendo dall'assunto che l'UE abbia contribuito a mantenere la pace nel continente europeo.
Non è una lettura originale del ruolo dell'Unione Europea come elemento di stabilità e di pace, in quanto è già stata proposta da diversi leader politici, anche se non supportata dai dati di fatto.
Del lungo periodo di pace in Europa seguito alla Seconda Guerra Mondiale, ovvero in una parte dell'Europa, perché la penisola balcanica è stata il campo di terribili guerre dal 1991 al 1995, difficilmente si può dar merito all'Unione Europea, visto che essa nasce formalmente con il Trattato di Maastricht solo nel 1992. Anche volendorisalirealla fondazione della Comunità Economica Europea (che però era ben altra cosa rispetto all'UE), non si può andare oltre il 1973, data di adesione della Gran Bretagna.
Probabilmente hanno più attinenza con la questione della pace in Europa le varie basi NATO presenti sul suolo Europeo con annesso armamentario atomico, i complessi equilibri mondiali in atto fino al 1989 e l'incontrastata supremazia statunitense seguita al crollo dell'URSS.
Le élite politiche e finanziarie in campo contro la Brexit
La dichiarazione di Cameron non è la prima del fronte del NO al brexit a lasciare perplessi: a febbraio l'Agenzia di rating Moody's (la stessa che aveva assegnatola tripla A allaLehman Brothers fino al giorno del suo fallimento) minacciava di assegnare un outlook negativo alla Gran Bretagna in caso di vittoria del SI al referendum.
Il Fondo Monetario Internazionale, per bocca del suo presidente Cristine Lagarde, considera la Brexit addirittura una seria minaccia alla crescita dell'economia globale. Scenari più o meno catastrofici sono stati previsti dal governatore della Banca d'Inghilterra e da numerosi operatori della City, con svalutazione della Sterlina e crollo delle esportazioni (ma come possonocontemporaneamente crollare le esportazioni e la valuta se notoriamente la svalutazione della moneta favorisce le esportazioni?).
Insomma, tutto l'establishment finanziario e politico europeo e statunitense è contro il Brexit, e sta portando avanti una campagna per il NO basato su minacce di scenari apocalitticiche non trovano fondamento né nella storia né nell'economia.
Aspettando di ascoltarela minaccia dell'invasione delle cavallette, constatiamo che l'unica vera catastrofe mondiale, la grande recessione economica in cui siamo ancora intrappolati, è responsabilità, soprattutto, delle medesime élite politiche e finanziarie che oggi prevedono catastrofi dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.