Il premier britannico David Cameronha rilasciato forti dichiarazioni contro la Brexit, ovvero la proposta di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.Cameron ha sostenuto che con l'uscita dall'Ue tornerebbe il rischio di guerra per i paesi europei, rischio scongiurato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale almeno all'interno dell'Unione.Specificatamente, il premier inglese ha sostenuto che "L'Unione Europea ha aiutato a riconciliare paesi che sono stati in conflitto per decenni e a mantenere la pace".

L'attacco di Cameron ai nazionalismi antieuropeisti

Nel suo discorso anti-Brexit, Cameron ha espresso una forte presa di posizione contro i nuovi nazionalismi euroscettici che stanno attraversando diversi paesi dell'Unione Europea.Il premier inglese ha sostenuto che con l'uscita della Gran Bretagna dal sistema dell'Unione Europea, "Potremmo voltare indietro le lancette degli orologi verso un'era di nazionalismi in lotta fra loro in Europa".

Nelle parole del premier inglese si può notare un riferimento neanche troppo "velato" all'ascesa e all'avanzata di diversi movimenti e partiti di estrema destra nell'Unione Europea, movimenti e partiti portatori di una visione spesso antieuropeista e nazionalista e che secondo lo stesso Cameron potrebbero "far tornare indietro la storia".

Le differenze di vedute tra la destra liberalconservatrice e la destra radicale sull'UE

La posizione di Cameron sulla Brexit e sull'Unione Europea è indice della netta diversità di pensiero che esiste tra la destra liberalconservatrice e la destra radicale e/o estrema e le sue ramificazioni, tra cui il filone "nazionalconservatore" che va per la maggiore oggi.

C'è da segnalare che le posizioni di Cameron sono da inserire nel contesto politico di una destra tendenzialmente liberista in economia e generalmente conservatrice dal punto di vista sociale ed etico, mentre ciò che contraddistingue la destra radicale e molta di quella "nazionalconservatrice" odierna è il rifiuto del liberismo (e in alcuni casi del capitalismo tout court) e l'utilizzo di proposte economiche di "sinistra" e di strategie politiche di "destra".