Sara di Pietrantonio era una ragazza di soli ventidue anni, con un futuro davanti. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventata un simbolo, attraverso un drappo rosso, della violenza contro le donne: è stata uccisa, in modo mostruosoe inquietante,la notte di una domenica qualsiasi dall'ex fidanzato incapace di accettare l'idea di perderla. Una notte in cui gli automobilisti di passaggio non hanno capito, oppure non hanno voluto capire, che sul ciglio di quella strada stava accadendo una terribile tragedia; una tragica notte in cui è stato facile dimenticare l'altruismo, per dare spazio alla diffidenza e alla paura.

La storia di una morte atroce che ricorda Gomorra

Il modo in cui è stata uccisa, violentissimo, lo strazio a cui Sara è stata sottoposta senza pietà, è la storia nerissima di una morte che ricorda le scene cruente di certi film sulla criminalità organizzata, come per esempio 'Gomorra', che al momento gode di grande successo: un vero e proprio pugno nello stomaco che toglie il fiato; qualcosa che si fa fatica anche solo a pensare, tanta è la violenza. È quasi scioccante, intravedere, quanta similitudine possa esserci tra questo orrendo delitto e le immagini di un episodio della fiction 'Gomorra', nella seconda serie:Ciro di Marzio, uno dei 'boss' di Secondigliano detto 'l'immortale', a un certo punto si rende conto di non avere più nessun controllo sulla moglie Deborah, quindi decide freddamente di ucciderla.

Ma come lo fa? Più o meno come ha fatto l'ex fidanzato di Sara: prima la strangola e poi le dà fuoco, senza alcun ripensamento, dentro l'auto.

Tra il delitto di Sara e 'Gomorra' nessun nesso?

Tra la fictione l'uccisione di Sara non c'è nessuna connessione, eppure, c'è da chiedersi se le scene di crudeltà e violenza che, ormai da tempo, vengono trasmesse quotidianamente sui videogiochi, sui nostri moderni cellulari e sugli schermi delle nostre TV, non stia producendo una profonda e preoccupante mutazione nei comportamenti di alcune persone; soprattutto, e questo è ancora più preoccupante, tra i nostri giovani che sono cresciuti immersi in queste immagini.

C'è da chiedersi, dunque, se questo non sia un elemento di stimolo per una socialità in gran parte malata che, in un istante, può trasformarsi in tragedia.

C'è da chiedersi se, in assenza degli strumenti giusti per costruire relazioni sane, la finzione cinematografica non finisca per condizionare pesantemente i comportamenti e le azioni delle persone psicologicamente più deboli, dunque più influenzabili; non solo per quanto riguarda 'Gomorra', ma anche per tanti altri film dove la violenza di alcune scene raggiunge a volte livelli intollerabili.

C'è da chiedersi, quindi, se il racconto romanzato di un complesso e violentissimo fenomeno criminale come quello della camorra, non diventi (per alcune persone) un seducente ma pericoloso esempio, a cui attingere nei comportamenti della vita quotidiana: quella 'vera'.