Non lo avete notato? Il sistema ci spinge a guardare con un misto di odio e disprezzo chi sta peggio di noi, invece di chi sta decisamente meglio grazie al nostro quotidiano sfruttamento.Alcuni suggeriscono che gli immigrati rappresentino un costo insostenibile per l'economia di una nazione già provata dalla crisi economica. Ma che razza di società è quella che riduce la disperazione degli esseri umani ad una questione di costi?
Pensateci: utilizzando la ricchezza ingiustamente accumulata in eccesso dall'élite, potremmo ospitare gli immigrati e garantire agli italiani in difficoltà un reddito d'esistenza, rilanciando perfino l'economia nazionale.
Invece, che cosa stiamo facendo?Ce la prendiamo con chi fugge da scenari di guerra messi in atto per realizzare profitti con il commercio di armi e petrolio che, una volta raffinato, consumiamo per andare al lavoro a guadagnare denaro che spenderemo per cose di cui spesso non abbiamo neanche realmente bisogno, ma che faranno arricchire ulteriormente chi è già milionario grazie alla pratica dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo che gli permettiamo di esercitare impunemente.
Tolleriamo senza alcuna esitazione l'esistenza di una ricca élite di sfruttatori parassitari, ma non perdiamo occasione per scagliarci contro dei poveri disgraziati. Siamo forse impazziti?No: rientra tutto nella normalità delle dinamiche del controllo sociale.Fomentare l'odio razziale è una delle strategie utilizzate per dissipare l'energia e distogliere l'attenzione della massa dalle vere cause del loro malessere, che di certo non possono risiedere presso un gruppo d'individui alla disperata ricerca d'un futuro migliore.
Volendo citare il filosofo Diego Fusaro, potremmo sostenere che «Il nemico non è chi ha fame, ma chi affama i popoli».Ma la propaganda incalza: «Arriveranno a milioni; ci ruberanno il lavoro; sono dei delinquenti...». Urge un rimedio: sì, ma quale?Potremmo rimpatriare i clandestini e pensare di “chiudere” le frontiere, ma se non provvederemo a risolvere le vere cause del problema il flusso migratorio non si arresterà.Dal momento che nessuno fugge da un paese dove regnano pace e abbondanza, comprendiamo che la questione dell'immigrazione si risolve in uno e in un sol modo: creando un diffuso benessere sia qui, in Italia, che nei paesi nativi dei migranti.
Non c'è alternativa.
L'impostazione nazionalista, sinteticamente racchiusa nel motto “prima gli italiani”, potrà forse «contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente», per dirla con le parole del professor Zygmunt Bauman, ma non rappresenta una soluzione soddisfacente, in quanto non agisce sulle cause scatenanti.È esattamente la stessa cosa che accade con i furti: si può usare la forza, imprigionare i ladri o condannarli addirittura alla sedia elettrica, ma fin quando non si elimineranno disuguaglianza sociale e povertà, qualche povero continuerà a delinquere spinto dalla necessità.
È stupido punire i ladri (o rimpatriare gli immigrati) sperando che i furti (o l'immigrazione), magicamente, non si verifichino più, se poi le dinamiche che inducono le persone a rubare (o a emigrare) non vengono modificate.Ma chi ha in mano il potere non ha la benché minima intenzione di realizzare condizioni di benessere per l'intera umanità. Tutt'altro.
I detentori di capitale sono i fautori delle disuguaglianze sociali e sfrutteranno l'immigrazionea proprio vantaggio creando un «Esercito industriale di riserva», espressione coniata da Marx ispirata al linguaggio militare, che sta a simboleggiare una massa di disoccupati disperati che i capitalisti non mancano diutilizzare come un'arma ricattatoria per livellare verso il basso diritti e salari dei lavoratori.
Eppure, vivendo sulla nostra pelle gli effetti di queste crudeli dinamiche, bisogna avere la lucidità mentalenecessaria per comprendere e sostenere che gli immigrati non sono “il problema”, mentre la follia delle logiche capitalistiche inscenate da una compagine di criminali, invece sì.