Esiste ancora chi tiene alle sorti della propria Costituzione e, sebbene il dato possa stupire, esiste anche chi si indigna a causa delle ultime mosse politiche di chi siede ai vertici.

E chissà quale deve essere stato il livello di indignazione raggiunto dopo che i giovani e ridenti fan di Renzi hanno deciso di presenziare impavidamente davanti alla Cassazione a sostegno del "" referendario, in vista del voto di ottobre nell’ambito della riforma costituzionale.

Chissà se questi baldi fanciulli sono a conoscenza del dramma cui si andrebbe incontro, laddove dovessero davvero vincere i “si”.

I Renzi boy's se la ridono, probabilmente perché inconsapevoli e disinformati.

Il diritto costituzionale rimane sempre una materia stupenda, che – ricordo – ho studiato in poco tempo e sulla quale ho preparato anche la tesi di laurea. Il rischio, che suona più come una catastrofe epocale, risiede nel fatto che la nostra Costituzione potrebbe essere alterata in modo scellerato, al solo fine di garantire certe poltrone, l'accentramento del potere nelle mani del Governo e la moltiplicazione dei procedimenti legislativi che, di conseguenza, rallenteranno i lavori parlamentari.

La riforma, nel merito

Politicamente, questo Referendum condizionerà la permanenza di Renzi a Palazzo Chigi. Basterebbe questo per ponderare bene cosa votare, ma entriamo nel merito:

1) La Riforma non è legittima, in quanto varata da un Parlamento eletto attraverso una legge dichiarata incostituzionale;

2) Si tratta di una Riforma dettata dal Governo, quindi non prodotta liberamente dal Parlamento (Renzi e Boschi ridacchiano, perché questa è la verità);

3) Non supera il bicameralismo ma lo complica, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni, oltre che tra Camera e nuovo Senato;

4) I costi della politica aumenteranno: inizialmente si risparmierà il 20%, ma sono state previste nuove indennità per i funzionari parlamentari (le solite furbe mosse ex post, che però noi conosciamo già oggi);

5) Si calpesta l'iniziativa popolare, complicandola: da 50 mila firme odierne, ne occorreranno 150 mila per poter proporre disegni di legge di iniziativa popolare (“antidemocratico” è eufemistico)

6) Il popolo non sarà più sovrano, la sovranità sarà elitaria, nelle mani di pochi.

Un solo uomo al comando, concentrazione dei poteri nell’esecutivo e privazione della volontà popolare. Vi saluta Montesquieu e la sua separazione dei poteri, principio cardine del costituzionalismo liberale.

Vi salutano i padri costituenti: un saluto distaccato, freddo, asettico.

Si domandano dove andrà a finire questo paese e cosa accadrà in quella che si presenta come un’autentica, poco auspicabile, orwelliana, fase post-democratica.

Se ha un senso prendere le distanze da ciò che non si condivide, assume ancora più valenza il distacco successivo ad un atto liberatorio, ribelle, reazionario.

“Checos'è un uomoin rivolta? È innanzitutto un uomoche dice no”, suggerisce velatamente Albert Camus.