L'Italia ritorna a vincere, e lo fa contro Israele: alla seconda uscita di Giampiero Ventura sulla panchina azzurra, e soprattutto dopo i tre “schiaffi” Blues allenati da Didier Deschamps in quel di Bari. In questo modo, la Nazionale chiude in chiaroscuro i primi 180 minuti del suo nuovo corso.

Tonfo transalpino

Il principio assoluto non ha sorriso affatto agli azzurri che, nel match con i cugini francesi, sono sembrati distratti, disorganizzati ed anche inconsistenti. La difesa è stato il reparto che ha destato maggiori preoccupazioni, in termini di coesione e solidità: perforata troppe volte in verticale sia dagli inserimenti dei centrocampisti avversari sia dalle palle in profondità.

Anche la mediana, talvolta troppo distante dalla retroguardia non ha trascorso una delle sue serate migliori. Pellè ed Eder hanno sfornato, al contrario, una grande prestazione, avendo rispettivamente messo a segno l'assist decisivo e la rete del momentaneo 1-1. Chiellini la nota più stonata, il peggiore probabilmente del reparto arretrato: clamoroso il suo svarione al momento della rete di Martial.

Grigiore israeliano

L'approccio (almeno quello iniziale) di Buffon e compagni, al Sammy Ofer Stadium, sembra completamente diverso rispetto alla partita giocata con la Francia. Il primo tempo vede gli azzurri meritare ampiamente il doppio vantaggio su Israele (marcature di Pellè e Candreva), ma anche il gol del 2-1 di Ben Haim (che sfrutta un disimpegno approssimativo di un Chiellini poi espulso).

Durante la ripresa, la selezione tricolore, si incupisce e regala metri e campo ad Israele: si rivedono (come con i Blues) le enormi distanze tra i vari reparti; sofferenza sugli inserimenti; ed anche un palleggio farraginoso. Ma alla fine, la superiorità azzurra, viene fuori malgrado l'uomo in meno, grazie all'ingresso di Ciro Immobile, autore del 3-1 finale.

Pro e contro

Il vigore offensivo è stato uno dei punti di forza della Nazionale in queste due apparizioni: il tandem Pellè-Eder è una garanzia. Le certezze, come ben noto, sono le solite: Buffon (miracoloso in due occasioni con Israele), Bonucci, Barzagli e Verratti – padrone del centrocampo in quel di Haifa -, oltre agli di ex Sampdoria e Southampton.

Da rivedere, è forse l'assetto generale dell'undici titolare, visto che questo 3-5-2 non ha mostrato le stessa solidità di quello schierato dell'attuale allenatore del Chelsea: troppo lenta l'impostazione della manovra; impreciso il posizionamento dei giocatori durante la fase di non possesso. Per questo ed altro, la Nazionale non può fare a meno del talento e della fantasia di giocatori come Bernardeschi, Insigne, El Shaarawy e Berardi. Così Ventura dovrà trovare il modo di inserire al meglio questi calciatori nei suoi meccanismi di gioco che, una volta rodati, conferiranno maggiore stabilità ad un organico già di livello. Che, tra luci ed ombre, parte col piede giusto e tre punti in tasca il suo viaggio verso la Russia.