Il Movimento 5 stelle a Roma sta perdendo la faccia. Le lotte interne hanno contraddistinto i primi 81 giorni di governo (eufemismo) della giunta Raggi.

Andando al principio, dopo la schiacciante vittoria al ballottaggio contro Roberto Giachetti, la Raggi impiegò ben 3 settimane per presentare una bozza di quella che sarebbe dovuta essere la sua squadra di governo. L'ex radicale, da canto suo, presentò la squadra dieci giorni prima del ballottaggio.

Già nella stesura della lista si ebbero i primi risentimenti all'interno del M5S, da parte di chi pretendeva che il proprio fidanzato ricoprisse cariche nei municipi pentastellati della capitale, o da chi voleva quel capo di gabinetto invece dell'altro.

La senatrice Paola Taverna, pardon, la cittadina Paola Taverna, venne sentita nella buvette del Parlamento augurarsi una prematura caduta della neo sindaca di Roma. Il motivo? La contrapposizione tra varie correnti interne del M5S romano.

Raineri e Minenna si dimettono

Lo squarcio arriva oggi, 1 settembre, quando vengono ratificate le rassegnate le dimissioni del capo di gabinetto Rainerie dell'assessore al bilancio Minenna.

Virginia Raggi ha tentato di coprire con una toppa la figuraccia del M5S ma, come spesso capita, la toppa è peggio del buco. E così è stato. Il sindaco sostiene infatti che le ragioni delle dimissioni siano da ricercare nell'operato dell'ANAC di Cantone, che ha decretato la revisione dell'assegnazione dell'incarico di capo di gabinetto del sindaco, ruolo fondamentale, su cui sono pronte a darsi battaglia le varie correnti grilline.

La verità, purtroppo per la Raggi, viene sempre a galla, ed il bellum intestinum del movimento è ormai arrivato a livelli tali da rendere impossibile qualsiasi mistificazione.

Come se non bastasse, sono arrivate le dimissioni da parte dell'assessore al bilancio Minenna. In risposta alle parole della Raggi, Raineri ha affermato: "farò valere le mie ragioni nelle sedi opportune, e dirò come stanno le cose."

Tutte le fratture del M5S a Roma

Queste dimissioni sono solo la punta dell'iceberg.

A partire dalla Muraro, nominata assessore allo smaltimento dei rifiuti, implicata in mafia capitale, ebbe contatti ed elargì concessioni alla cooperativa di Buzzi. Inoltre, la Muraro ha vagato nelle ultime tre amministrazioni di AMA, essendovi dentro da ben 14 anni. Il nuovo che avanza, insomma. Poi fu il momento della nomina del capo di gabinetto: prima Frongia, poi "declassato" a vice- sindaco.

Dopo di lui, Raineri.

Atac senza più vertici, AMA forse

La bolla sta esplodendo, nessuno escluso. Il dg di ATAC Rettighieri ha rassegnato le dimissioni, dopo la decisione della Raggi di non versare quei 18 milioni "necessari per la sopravvivenza della metro A". Oltre al dg, che tanto ha fatto per ATAC in pochi mesi (licenziamenti, riassetto del bilancio, nomina di persone competenti ecc) ha lasciato anche il manager Brandolese. L'azienda che dovrebbe garantire ai romani trasporto ed efficienza è senza vertici. Brava Virginia.

Sulla stessa strada sembra essere AMA, con l'amministratore Solidoro, nominato da Minenna, dimissionario.

Il castello di carte del M5S sta crollando, e lo fa dopo soli 81 giorni, costellati di inadempienze grottesche.

La giunta Raggi:

  • vuole la riapertura di Malagrotta, chiusa da Marino e Zingaretti: ovviamente togliere i rifiuti da Roma e rimetterli a Malagrotta risolverebbe un bel problema, ma a discapito dei cittadini.
  • ha effettuato una parziale riapertura al traffico di via dei Fori, pedonalizzata dalla giunta Marino.
  • ha rimandato, nella persona di Daniele Frongia (vicesindaco) la discussione in aula sul taglio degli emolumenti dei consiglieri. Molto strano.
  • non si esprime chiaramente sulle Olimpiadi 2024.
  • ha dimenticato di predisporre la pulizia dei tombini, provocando allagamenti e disagi nei giorni scorsi a causa di un acquazzone.

Insomma, facile demolire stando all'opposizione. Quando si deve costruire, si misura il valore politico e di governo.