Per la prima volta una serie che ci spinge a una riflessione profonda: le nuove tecnologie migliorerannole nostre vite?Sono passati solo quattro anni da quando Black Mirror ha debuttato in UK con il suo primo episodio, riuscendo in pochi mesi a essere distribuita a livello internazionale e a richiedere l’attenzione del colosso Netflix. Diciamo la verità: le serie britanniche non hanno mai raggiunto così velocemente la visibilità che hanno ottenuto in pochissimo le più blasonate statunitensi. In questo caso singolare, l’attenzione è alta per la sua struttura, innovativa in quanto non racconta una “storia madre”, ma diversi piccoli quadri narrativo-esistenziali.

Se consideriamo anche l’altissimo livello della fotografia e della produzione in generale, oltre alla mente geniale di Charlie Brooker, ideatore e sceneggiatore di tutte le edizioni, abbiamo una ricetta quasi perfetta. Già, perché manca il vero elemento d’attrazione di queste storie intense, il protagonista implicito di ogni trama, lo sviluppo sempre più veloce della Tecnologia e il suo lento e inarrestabile insinuarsi all’interno delle nostre vite. La domanda che sorge spontanea alla fine di ogni episodio sembra uguale per qualsiasi spettatore: “Riusciremo a sopravvivere a tutto questo e a salvaguardare la nostra umanità?”.

Alcune profezie di Black Mirror si sono avverate, ora attendiamo di scoprirne di nuove.

È passato poco più di un anno dalla notizia secondo cui il primo ministro britannico David Cameron, ai tempi del college, avrebbe avuto un rapporto orale con la testa di un maiale ucciso: un rito di passaggio obbligato per essere ammesso da una confraternita.

Subito è esploso un polverone mediatico e molti di noi hanno ricordatola trama del primo episodio di Black Mirror in cui un premier di fantasia, Micheal Callow, doveva sottomettersi alle squallide pretese di un gruppo di rapitori folli, e avere un rapporto fisico con un maiale in diretta tv, per permettere la liberazione della giovane ragazza in ostaggio.

Per non parlare di Be right back, toccante racconto di una giovane innamorata che perde improvvisamente il compagno e al funerale scopre da un’amica l’esistenza di questa app tramite cui un’intelligenza artificiale ricrea la personalità del suo amore defunto, attraverso una tecnologia che sfrutta i contenuti di chat e i social. Forse questo episodio ha ispirato la pionierarussa Eugenia Kuyda, chesfruttando tutti gli SMS, email e altro ancora di un suo caro amico defunto, ha realizzato un prototipo in grado di replicare le risposte che Roman avrebbe inviato normalmente.Guardare questa nuova stagione da quest'anno disponibile anche su Netflix, dopo tantaattesa, sarà sicuramente appassionante, soprattutto se si analizza con occhio critico il racconto di base di Brooker, che vuole spingerci sempre più ad una riflessione intensa e salvifica per le nostre vite, o in generale per la società moderna. Sperando di non risvegliarci un giorno dentro una "tecnocracy".