Uno spiraglio lo si era registrato alla manifestazione organizzata dal Partito Democratico sabato 29 ottobre in Piazza del Popolo, a Roma, dove, a sorpresa, si era presentato ancheGianni Cuperlo. Proprio Cuperlo, l'ex d'alemiano di ferro che si è schierato a più riprese e sempre irremovibilmente per il no al referendum, avendo espresso voto favorevole per sei volte, in Parlamento, alla riforma costituzionale. Le sue rimostranze, come più volte espresso dall'ex concorrente di Renzi per la segreteria del PD, erano dovute alla non elezione diretta dei nuovi senatori, al doppio turno (ballottaggio) previsto nell'Italicum, la mancanza di collegi per eleggere i deputati e il premio di governabilità.
Ha mostrato grandi capacità diplomatiche il premier Renzi, nell'inserire Cuperlo all'interno di quella commissione che ha avuto il compito di trovare la quadratura del cerchio fra le richieste della minoranza e le posizioni del governo.
Bersani vota NO, nonostante le modifiche. Ma non era per il sì cosmico?
Bersani, leader della minoranza dem, ha una storia, in merito alla riforma, un po' differente da quella di Cuperlo. L'ex segretario ha cambiato più volte opinione circa il suo voto al referendum del prossimo 4 dicembre. Come al solito indecifrabile, Bersani passò da un "sì cosmico", che sarebbe potuto facilmente diventare un "no cosmico", ad un Sì netto e pulito, perchè fare un mezzo passo in avanti è meglio che star fermi, ad un no, altrettanto netto, perchè non vedeva accolte le istanze della minoranza.
Ebbene, l'accordo tra Renzi e Cuperlo, che voterà Sì, mette Bersani con le spalle al muro.
Ora che il governo cede alle richieste della minoranza interna al PD, sia al fine di compattare i suoi esponenti in una campagna referendaria quanto mai complicata, sia per ammorbidire la linea, finora intransigente, agli occhi degli elettori, Bersani dovrà spiegare il perchè del suo no, e sono caduti tutti i suoi alibi.
Le modifiche, infatti, vanno incontro all'ala più di sinistra degli elettori PD.
Cuperlo si è detto "sollevato" dopo la firma del documento che impegna alle suddette modifiche. Ha affermato "abbiamo ottenuto quel che volevamo e chiedevamo da due anni come minoranza. Sono soddisfatto, voterò Sì". Viva la coerenza, verrebbe da dire, quella che, invece, sta mancando in Bersani.
Si sta confermando come un ultimo esempio di reazionarismo intransigente di sinistra, una linea ormai superata da anni, ma che evidentemente ha ancora appeal sull' ex candidato premier. Ovviamente non è il solo, da D'Alema, Cofferati, Vendola, passando per esponenti altrettanto reazionari, ma di altri partiti, o ex partiti: Brunetta, Gasparri, Berlusconi, Grillo, Pomicino, De Mita. Tutta l'ex DC si schiera contro la riforma.
Il partito della Nazione di Bersani e D'Alema
Bersani si mischia con quelli che, fino al 2013, riteneva i suoi nemici giurati. Sono caduti tutti gli alibi, giacchè il documento, siglato da Cuperlo, Zanda, Orfini, Rosato e "vidimato da Renzi" come dice Cuperlo, comporterà le modifiche al premio di lista, che diventa di coalizione, l'elezione dei nuovi senatori, l'abolizione del #ballottaggio, e il premio di governabilità.
A questo punto, sarebbe triste sentire un Bersani, che a caldo ha già confermato il suo noperchè non si fida di un foglietto di carta, continuare imperterrito su questa strada, perchè vorrebbe dire che il suo diniego verso la #Riforma costituzionale, in verità era un diniego nei confronti del Presidente del Consiglio Renzi.
C'è da dire che Bersani, con D'Alema e gli altri, stanno riuscendo a formare quel Partito della Nazione che tutti ritenevano fosse nei programmi di Renzi. Smentiti anche in questo.
Chi si è voluto bene ora non si guarda in faccia. Chi si è odiato, ora si abbraccia.