Gianni Cuperlo ha apposto la sua firma sul documento partorito dalla commissione Pd incaricata di modificare la legge elettorale conosciuta come Italicum. Un gesto di rottura nei confronti della minoranza del partito, di cui fa (faceva) parte anche lui, che arriva proprio durante le celebrazioni della Leopolda 7. Scelta simbolica che scansa l’ipotesi delle “dimissioni da deputato” paventate dallo stesso Cuperlo durante l’ultima Direzione Pd. Stamane, intervistato dal quotidiano Repubblica, l’ex dalemiano conferma le motivazioni della sua scelta e accusa di incoerenza proprio gli ex ‘compagni’.

Adesso una quindicina di parlamentari ‘cuperliani’ andranno ad ingrossare le file del Sì ad Italicum e referendum costituzionale. La delusione di Roberto Speranza e Nico Stumpo. L’esultanza di Roberto Giachetti.

Cuperlo salta il fosso renziano

Il ‘bello e democratico’ Gianni Cuperlo lo avevamo lasciato pochi giorni fa, esattamente il 30 ottobre, intento a scattarsi selfie con Maria Elena Boschi in piazza del Popolo a Roma. Un segnale chiaro, visto col senno di poi. Lo stesso Cuperlo che, appena poco tempo prima, durante l’ultima riunione della Direzione Dem il 10 ottobre scorso, aveva tuonato solennemente: “Se non ci sarà un accordo sull’Italicum voterò No al referendum e un minuto dopo mi dimetterò da deputato”.

Ora che, con buona pace di bersaniani e frattaglie varie dell’opposizione Pd, quell’accordo sull’Italicum Cuperlo è comunque riuscito a trovarlo, il futuro politico dell’ex Comunista triestino non prevede più l’abbandono della poltrona. Anzi, lo sfidante di Matteo Renzi alle primarie del 2013, esce allo scoperto e rivendica orgogliosamente la sua scelta concedendo un’intervista ‘a caldo’ a Repubblica.

“Ho riscritto io la bozza” dell’accordo sull’Italicum, rivendica con coraggio sul giornale di De Benedetti, “ho sentito Roberto Speranza, mentre Bersani l'ho cercato ma non l'ho trovato”. Poi, visibilmente nervoso, mette le mani avanti: “Non sono io l'incoerente. Evidente che non si può essere completamente soddisfatti, ma abbiamo ottenuto quello che come minoranza abbiamo chiesto per mesi”.

Una excusatio non petita giustificata da lui stesso con il presunto ottenimento di modifiche importanti all’Italicum come “i collegi per eleggere i deputati, il no al ballottaggio, il premio di governabilità, oltre all'elezione diretta dei nuovi senatori”. Un “atto di coerenza” (accolto invece come un tradimento dal resto della minoranza Dem) la cui conseguenza logica, aggiunge Cuperlo, sarà che “voterò Sì” al referendum costituzionale.

Le reazioni

Cuperlo non teme di essere etichettato come ‘renziano’ perché convinto, bontà sua, “di avere condotto in porto la mission e di avere gettato le basi perché il centrosinistra rinasca”. Diciamo eufemisticamente che, dalle parti della minoranza bersaniana, non hanno preso molto bene questa ‘scelta di coerenza’.

Un documento “fumoso”, ribatte riuscendo a pronunciare solo monosillabe un attonito Roberto Speranza. “Mi sembra evidente che la commissione sia stata usata per spaccare la minoranza e compilare la lista dei buoni e dei cattivi”, azzanna, invece, un livoroso Davide Zoggia. Il documento è “un fallimento”, rincara la dose Nico Stumpo. Di tutt’altro genere la reazione di Roberto Giachetti che gongola pensando che la scelta cuperliana dimostra che gli altri membri della minoranza “cercavano solo un alibi per non votare la riforma costituzionale”.