Non sono lacrime di dispiacere, quelle che solcano le guance di almeno mezzo milione di cittadini di cuba nell’apprendere della morte del “líder máximo”, fidel castro, bensì sono lacrime di gioia, di liberazione e, forse, di incredulità.

Dietro gli osannatori di Castro, c’è infatti una lunga schiera di coloro che, di quella apparentemente dorata dittatura del personaggio politico più famoso del mondo, hanno toccato a caro prezzo la faccia nascosta, quella del carcere, dei familiari morti ammazzati, dei tentativi disperati di lasciare un’isola dove il numero degli aborti supera di gran lunga quello dei nuovi nati.

Il regime Castro

Secondo Guillermo Farinas, psicologo e giornalista indipendente, la vera Cuba, quella che fino ad oggi in pochi hanno avuto la possibilità di conoscere fino in fondo, è quella dei perseguitati.

Con una popolazione pari a 11 milioni di individui, dei quali mezzo milione finiti in galera, Cuba registra il tasso di carcerazione per motivi politici più elevato al mondo.

I dati sono accurati, non siamo in presenza di ipotesi fondate su sentimento anti castrista.

Accurate sono le stime di Armando Lago, economista di Harvard, che parla di 78 mila cittadini cubani morti nel tentativo di scappare da Cuba, di 5600 persone giustiziate e di 1200 persone eliminate, avete letto bene, in quelle che sono state definite le esecuzioni extra giudiziarie, vale a dire senza giusto processo.

Il Cuba Archive Project, di cui Lago è vicepresidente, è un database che raccoglie tutti i casi di repressione politica avvenuti a Cuba, un archivio definito dal Wall Street Journal come uno dei più fedeli, e che rivela che le morti politiche per mano di Fidel e dei suoi familiari ammontano a un totale di 9240, uccisioni per lo più eseguite per fucilazione.

Castro ha ucciso più di Pinochet

I dati raccolti fanno di Fidel Castro un dittatore molto più sanguinario di Pinochet, con un numero di delitti cinque volte superiori di quelli di cui è stato accusato l’ex dittatore cileno.

L’altra faccia di Cuba, quella che non si vede dalle colorate strade dove musica e balli trionfano, è quella della repressione declinata alla sua massima potenza, tanto che nemmeno ricerche e indagini riescono a stabilire, per esempio, il numero degli omosessuali rinchiusi nelle carceri, così come il numero dei giornali chiusi e quello dei libri, considerati anti regime, fatti sparire.

E ora, a piangere per la morte di Fidel, a Cuba sono in tanti, ma non tutti per lo stesso motivo.