Ma comprate ‘na zappa” il titolo di un intermezzo comico nella terza puntata di sabato 28 gennaio, del programma Cavalli di Battaglia, il nuovo show condotto da Gigi Proietti su Rai Uno.

L’attore romano riesce ad affrontare con grande delicatezza, in un’atmosfera apparentemente giocosa e ricreativa, un tema ben più pesante ed impegnativo, nonché una vera e propria piaga sociale: - “Questa canzona che adesso vi canto si riferisce al sociale, infatti, si intitola Ma comprate ‘na zappa!Ed esordisce con la sua magistrale interpretazione da secolare attore di teatro:

“Se son piegati tutti al Ministero

pe’ legge‘n santa pace el Messaggero

e po’ se so convinti pure loro

ch’è ‘na fatica a legge’ sul lavoro

Ma comprate ‘na zappa

faglie vede’ chi sei

mettete a corre’ e scappa verso li Pirenei

Ma vattene in campagna

cortiva l’orticello

non serve la lavagna

figurate‘er cervello”

La definisce col sorriso “una canzona triste”.

È una breve parentesi nel suo spettacolo di varietà, all’insegna dell’allegria, tra una risata ed un’esibizione, lo spazio discreto di una riflessione.

“Ch’è na fatica a legge’ sul lavoro”

La descrizione puntuale del critico e quanto mai drammatico panorama lavorativo italiano in poche battute, che denunciano l’incapacità di un sistema politico di legiferare in modo adeguato ed efficace sul lavoro. È crisi profonda per i giovani, coloro che ne pagano le conseguenze più dirette, nell’impossibilità di emanciparsi dalle rispettive famiglie, in un’eterna condizione di adolescenza che per forza di situazioni si estende anche all’età più adulta. Ironicamente, la soluzione proposta con “Ma comprate ‘na zappa” è quella di ritornare indietro, isolandosi nella vita agreste di un sistema auto produttivo, in cui ciascuno faccia da sé e per sé, senza compromettersi nei rischi di quello attuale e moderno che non ha nulla da offrire e nessuno da tutelare.

“Mettete a corre’ e scappa verso li Pirenei”

Che sia un velato riferimento alla fuga dei cervelli? Una realtà triste, ma necessaria per sopravvivere e costruirsi un avvenire, negato nel nostro Paese. Ognuno ha il diritto di realizzarsi. È, forse, un invito a non perdere la speranza, nonostante tutto; malgrado le aspettative di un giovane al termine di un lungo percorso di studi- che se è fortunato, in gamba e volenteroso, va dai 7 ai 25 anni- sembrino troppo grandi e velleitarie rispetto alla realtà; sebbene l’Università- per chi ha lo sfortunato privilegio di frequentarla- sia la parte più facile ed accomodante per temporeggiare e rinviare il più possibile un grave problema in data da destinarsi e farvi i conti più tardi che mai.

“Non serve la lavagna, figurate ‘er cervello”

Ma quale valore ha oggi la cultura? Quale l’istruzione? Offrono davvero maggiori possibilità di realizzarsi? Probabilmente no, anzi è più che sicuro. Proietti lancia una vera e propria sentenza: “Non serve la lavagna, figurati ‘er cervello!”

Il siparietto sulla piaga sociale della disoccupazione si chiude con sarcasmo, restando irrisolto alla condizione di ferita d’Italia ancora troppo sanguinante.

È uno sguardo amaro che guarda con lucida consapevolezza all’attualità, entrato di traverso in una trasmissione tragicomica. Applausi del pubblico: Proietti ha saputo lanciare lo spunto per una riflessione dal sapore agrodolce.