Per promuovere la visita nei Musei della Capitale nel periodo Natalizio, il Comune di Roma sembra essersi riferito un poco troppo alla comunicazione di una nota pagina Facebook.

Una campagna di comunicazione quasi copiata ed incollata dalla pagina Facebook di "Se i quadri potessero parlare" che non è sfuggita ad i suoi utenti web.

La campagna di comunicazione "Natale nei Musei" è sicuramente risultata essere efficace nel suo dare parola ad i quadri creando empatia con lo spettatore, ma attribuire il successo della forma di comunicazione ad i creativi del Comune di Roma appare azzardato, se non altro perché Stefano Guerrera l'ideatore della pagina Facebook della formula ha negli anni accumulato più di un milione di follower.

A tale proposito Guerrera si è dichiarato fiero d'essere stato fonte d'ispirazione, ma nonostante questo rammaricato di non essere stato contattato direttamente dal Comune di Roma, uno dei tanti suoi follower.

Stefano Guerrera ha anche venduto 100000 copie di un suo libro di quadri parlanti, libro praticamente presente fisicamente in tutte le librerie Italiane e nei bookshop dei Musei, ragion per cui a maggior ragione lo si poteva contattare direttamente.

Guerrera rivendica la proprietà intellettuale del lavoro, ma quanto è in condizione di farlo?

Non depone certo a favore dei musei capitolini e dei creativi del Comune di Roma, il rincorrere la futilità ridanciana e virale delle mode social dimenticando che il ruolo di un Museo nel suo territorio è ben altro.

Ricordate la pubblicità della Ferrarelle con la Gioconda di Leonardo "Liscia, gassata o ferrarelle"?

Quanta comunicazione di marketing pubblicitario ha attinto pienamente dai classici della Storia dell'Arte senza pudore alcuno?

Che il Comune di Roma faccia pubblicità ad i suoi Musei non è abominio, se la questione è la proprietà intellettuale, cosa dovremmo farne di tutto il Dadaismo e Duchamp che mette i baffi alla gioconda e allude al suo ardore?

Picasso ammetteva di non cercare il senso dell'arte ma di trovarlo nel lavoro altrui, perché invocare la proprietà intellettuale di un linguaggio come quello dell'arte, che per sua struttura biologica e sociale, nasce condiviso?