Nonostante il governo abbia fatto retro marcia sul decreto cosiddetto "salva-corrotti" le proteste in Romania continuano e la popolazione resta in piazza: il governo si deve dimettere!

Il neo-eletto governo il 31 gennaio aveva approvato un decreto che depenalizzava certi reati in materia di corruzione. I governanti romeni pensavano di risolvere così, secondo gli analisti, i problemi del leader del Partito Socialdemocratico Liviu Dragnea. Occorre precisare che il Capo del governo Grindeanu è stato nominato dal Capo dello Stato Klaus Iohannis dopo che quest'ultimo aveva posto il veto all'incarico a Dragnea proprio a seguito delle delle inchieste che lo coinvolgono.

Quale miglior modo di un decreto governativo ad-personam per porre rimedio?

Ma la popolazione è scesa in piazza. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza e dopo giorni di proteste in romania il governo si è visto costretto a ritirare il decreto. La popolazione però non si ferma e, nonostante i festeggiamenti per la prima vittoria, la lotta continua: il governo ha perso di credibilità e si deve dimettere, anche se è in carica da poco più di un mese e quindi si resta in piazza.

Un'esempio di democrazia?

Un governo che, dopo aver preso il potere, come primo provvedimento emana un decreto che va a modificare la legge in modo tale da favorire il leader del partito di maggioranza nei suoi problemi con la giustizia non è un governo credibile.

Lo sappiamo bene noi Italiani che nelle classifiche internazionali veniamo dopo la Romania in tema di corruzione e che nel corso della nostra storia, soprattutto quella recente, ne abbiamo vissute tante di leggi ad-personam. Ma con una differenza: quando simili provvedimenti vengono presi in italia, soprattutto in tempi recenti, a "fare chiasso" sono sempre – e per fortuna almeno loro ci sono – i pochi soliti noti, mentre la popolazione resta silenziosamente in disparte, salvo lamentele sotto voce, sempre in modo non organizzato e sempre attenta a non fare troppo chiasso.

Forse ci stiamo dimenticando che la democrazia nasce con la partecipazione, altrimenti è solo una democrazia sulla carta. Forse nascere in una democrazia che "altri" hanno costruito fa perdere la cognizione del valore della democrazia stessa - specialmente se questi "altri" sono quasi del tutto scomparsi portando con sé buona parte della memoria – a tal punto da portare alcuni a riesumare ideologie ormai superate.

Forse chi ne ha vissuto la costruzione - o forse la sta ancora perfezionando - e comunque ancora sente il racconto dei protagonisti della sua costruzione, quella democrazia tiene molto anche a preservarla facendosi parte di essa. Che forse anche la nostra vecchia democrazia debba essere rinvigorita all'insegna della partecipazione prendendo slancio dalle democrazie più giovani?