Ha un profilo antico il 58enne allenatore del Napoli Maurizio Sarri che, al secondo anno con la compagine azzurra, è diventato un simbolo della Città che Mimí Rea definiva "a multipli". Ha fatto molto rumore l'intervista che il giornalista Condò gli ha dedicato nelle sue Confidentials. Ne viene fuori il ritratto di un italiano nato a Napoli e figlio.di un gruista 'Italsider' che è innanzitutto un gran lavoratore quotidiano. Come tutti quelli che hanno la realtà come minimo comune denominatore sa cos'è l'allegria e conosce la sua funzione bukoskiana sull''esistenza.

Conosce Sarri anche quella forma di responsabilità non democristiana che deriva dallo stare a contatto con gli altri ed a volergli del bene: il caso del suo rapporto con Higuain e con il giovane Insigne. L'impressione è che ci troviamo di fronte ad una persona che non ha solo entusiasmo per suo lavoro e per la sua famiglia, ma anche per l'umanità della vita.

Non c'è nessun difetto di comunicazione quando parla Sarri perchè uomo di Figline dice quello che fa e fa quello che dice. Persona avvertita, ha lavorato anche in Banca Toscana nell'ufficio cambi quando faceva i dilettanti, Sarri non è un sognatore alla Borges ma ricorda quelle narrazioni alla Pennacchi e come lo scrittore di Latina ama la parola grassa che Andrea Camilleri ritiene essenziale quando serve.

Si, perchè Sarri non può non scomodare anche la parola scritta che sappiamo frequenta anche nel suo poco tempo libero. È un peccato che sia morto uno come Giuseppe Marotta che avrebbe potuto bene affrescarlo con quella prosa forbita e di strada che era la sua essenza. E per uscire dalla napoletanità, un incontro letterario di Sarri con un Giovanni Arpino sarebbe stato memorabile anche come evento tabagistico.

In un calcio sempre più figlio del marketing un ritorno all'aneddoto verace gustoso e già potenzialmente letterario non può che fare bene a questa società sempre più figlia dell'idiozia istantanea dei social d'accatto che producono cattivi cittadini.