Essere celiaci trent'anni fa era molto diverso da essere celiaci oggi. Trent'anni fa quando si andava al ristorante e si faceva la fatidica domanda: "Sono celiaco, c'è qualcosa senza glutine che posso mangiare?" la faccia del cameriere era stupefatta. Gli si leggeva negli occhi che non sapeva nemmeno di cosa si stesse parlando e a quel punto si accettava di mangiare la solita fettina di carne ai ferri, a patto che non ci fosse contaminazione. E le riunioni dell'Associazione Italiana celiachia? Momento di confronto con medici del settore, che erano considerati i “Guru della celiachia”, e la presentazione delle poche aziende che producevano alimenti senza glutine.
I celiaci di trent'anni fa...
Che andavano alle feste e si portavano la pizza, i dolci e gli snack confezionati, o ai più fortunati li faceva la mamma.
Che per fare la spesa giravano con il prontuario cartaceo con l'elenco dei prodotti consentiti come se fosse la Bibbia.
Che appena usciva un nuovo prodotto senza glutine gli brillavano gli occhi.
E quante volte hanno storpiato il nome? "Ah voi siete ciliaci, ah no forse si dice ciriaci!"
La celiachia nel 2017: passi in avanti o indietro?
Questa scenetta si è ripetuta per anni fino a quando si è usciti dall'"anonimato" e in quasi ogni angolo della strada sono iniziati a spuntare negozi che vendevano alimenti per celiaci. Dal piccolo bar di quartiere alle gelaterie fino ai ristoranti e i grandi fast food.
Ottimo per i nostri palati! Ma dov'è la fregatura? Ammesso che ci sia?. Cosa è cambiato da trent'anni a questa parte? Sicuramente tanti ristoratori, pasticcieri, gelatai, pizzaioli si sono formati frequentando corsi di cucina senza glutine, hanno ottenuto le relative certificazioni per poter poi garantire un servizio ottimale ai celiaci.
E chi non ha seguito questo iter come si comporta? Anche loro possono offrire alimenti senza glutine: hanno il pane senza glutine confezionato, formaggi, salumi, carne, verdure, patatine, riso, pesce, il mitico "cono senza glutine" (ormai presente in ogni gelateria) e molto altro. Questi sono alcuni cibi che apparentemente un celiaco può mangiare e che quindi per loro è giusto proporre, ma non è così: per alcuni cibi citati esistono delle marche ben precise che i celiaci possono mangiare e comunque resta il problema della contaminazione.
Ma arriviamo al pezzo forte. Queste strutture che propongono alimenti senza glutine senza avere nessuna certificazione quando gli viene fatta la famosa domanda con la quale abbiamo iniziato l'articolo, la loro faccia è ben diversa da quella disorientata del cameriere di trent'anni fa. Rispondono con molta nonchalance: "Sì c'è qualcosa senza glutine, però non garantiamo la non contaminazione, (almeno lo ammettono, perlomeno alcuni), quindi se sei tanto celiaco te lo sconsiglio altrimenti puoi mangiare tranquillamente". Queste parole ci fanno tornare a trent'anni fa: infatti, tale risposta fa capire chiaramente che non sanno che non si può essere poco o tanto celiaco, ergo non sono a conoscenza di cosa significhi veramente il termine celiachia.
Avendo questa confusione come possono proporre cibi sicuri ai celiaci?
Oppure alcune gelaterie si lavano le mani dicendo "Certo puoi mangiare tutti i gusti tranne quelli con il biscotto". Risposta che ha poco senso dato che anche il preparato per i gelati può contenere glutine.
Se si dovesse dare ascolto a questo filone di pensiero potrebbe sembrare corretto anche comprare una scatola di muesli con pezzi di cioccolata e mangiare solo la cioccolata e togliere i cereali, no?
"La celiachia è un'infiammazione cronica dell'intestino tenue, causata dall'ingestione di glutine. La dieta aglutinata è l'unica terapia disponibile per la celiachia e va eseguita con rigore per tutta la vita". Almeno la definizione di cosa sia la malattia celiaca è rimasta la stessa. È tanto difficile per alcune strutture prenderne atto ed evitare certe "gaffe"?