Donald Trump fa marcia indietro e rinuncia al voto, così ha dichiarato in un'intervista telefonica al Washington Post, sostenendo che la proposta di legge per abrogare l'Obamacare, non sarebbe mai stata approvata. Successivamente a darne l'effettiva conferma, è stato lo speaker della Camera Paul Ryan, annunciando che il presidente ha deciso di ritirare la riforma sanitaria che eliminava definitivamente l'Obamacare. Un duro colpo per l'attuale presidente che nonostante le minacce e gli ultimatum e le pressioni affettuate da Ryan, non hanno convinto l'ala ultraconservatrice del partito repubblicano.
Sconfitta Repubblica
Per i repubblicani, quanto accaduto oggi è una dura sconfitta, il piano di legge da loro attuato, nonostante i vari tentativi di Trump di convincere l'ala ultraconservatrice del partito, non è riuscito ugualmente ad ottenere il consenso sufficiente all'interno del partito, in quanto per essere approvato, il piano sanitario necessitava di 216 voti e, nonostante la maggioranza repubblicana possa contare alla Camera su 237 seggi, la ribellione interna degli ultraconservatori è riuscita ad ostacolare l'approvazione del piano. Amareggiato dal ritiro della proposta di legge, Paul Ryan afferma che la battaglia è appena iniziata e i repubblicani non hanno alcuna intenzione di arrendersi per quanto lunga si presenterà la dura battaglia, infatti, auspicano di migliorare la proposta di legge e, quando i tempi saranno propizi, avanzeranno affinché l'Obamacare possa essere abolita definitivamente.
L'Obamacare si salva e scattano dubbi sull'unità
Trump in un ultimatum ai conservatori aveva dichiarato che, nel caso il progetto di legge non fosse andato a buon fine, avrebbe mantenuto l'Affordable care act, la riforma indetta da Barack Obama e, dopo la sconfitta d'una di quelle, che è tra le principali promesse fatte dal presidente, dunque, ha confermato che l'Obamacare rimarrà in vigore.
L'attuale sconfitta legislativa del Tycoon ha sollevato anche dubbi sull'unità del GOP, "Grand Old Party", ritenuta fondamentale per poter approvare anche altre legislazioni importanti tra cui quella del "taglio alle tasse"; e quella per le "spese infrastrutturali", la quale stima un investimento da 1.000 miliardi di dollari.