Secondo il World Press Freedom Index 2016, l’Italia si trova al 77° posto per la libertà di stampa, sotto paesi come Estonia, Giamaica, Costa Rica, Namibia, Capo Verde e Ghana.

Da questo dato si può evincere che l’informazione in Italia soffra degli stessi problemi che gravano il Paese. L’informazione dovrebbe essere quell’elemento che permette ai cittadini di avere il diritto e il dovere di sapere quello che sta succedendo, per poter essere parte attiva della società, per protestare e per indignarsi, cercando di cambiare ciò che è ingiusto, ma anche potendo gioire e inorgoglirsi degli aspetti positivi.

La posizione del nostro paese nell'indice non è affatto migliorata: nel 2014 l'Italia era al 49° posto e pian piano, nei due anni successivi, è regredita rispettivamente al 73° e al 77° posto dimostrando, ancora una volta, che il Bel paese soffre di una sorta di impoverimento culturale, non solo giornalistico, che si ripercuote inevitabilmente su tutta la società.

La stampa è il mezzo con il quale il cittadino può sviluppare il senso critico e la coscienza civile che non giovino solamente ai singoli ma all’intera collettività. In Italia, Paese nel quale il giornalismo non è mai riuscito a emanciparsi completamente dalla sua genealogia di portavoce del potere, si assiste troppo spesso alla manipolazione delle notizie per vari fini, primo tra tutti quello politico.

Non dovrebbe essere permessa la strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione, siano essi giornali, televisioni o radio.

Non c’è da stupirsi quindi se la gente perde interesse verso notizie sbilanciate e di parte, che non sono lo specchio della verità, come eticamente dovrebbero essere, ma si presentano come storpiature volutamente precompilate della realtà.

Naturalmente le considerazioni fatte non valgono per tutta l’informazione, che, con l’avvento dei social network e dei blog, ha beneficiato di una ventata di aria fresca. Anche in questo caso possono essere presenti abusi ed esagerazioni, dalla notizia falsa a quella scritta per sentito dire, fino ad arrivare a quelle notizie interpretate in chiave politicamente assurda.

Ma la malattia più grave dell’informazione è forse la sua unilateralità: le testate giornalistiche principali sono per la maggior parte schierate politicamente e trattano gli argomenti solo con prospettive favorevoli a se stesse.

Ora, per avere un’informazione completa, una persona dovrebbe essere in grado di recriminarla e di battersi per essa, sviluppando uno spirito critico che la libera interpretazione degli avvenimenti dovrebbe dare, ma è il classico ragionamento del cane che si morde la coda. A mio avviso è di questo che soffre la libertà di stampa in Italia, ossia la mancanza, in molti casi, di quell’oggettività necessaria, che da una parte formerebbe un pensiero critico e dall’altra eviterebbe un’autocensura voluta, dettata dalla faziosità e dalla volontà di essere politicamente schierati (e politicamente premiati).