Death Game
Il 14 maggio scorso l'inviato delle Iene Matteo Viviani ha documentato con un agghiacciante servizio un nuovo fenomeno diffuso tra i giovanissimi: il Blue Whale. Questo nuovo death game sviluppatosi originariamente in Russia si è diffuso velocemente in molte nazioni, anche in Italia, scatenando di fatto l'allarme e la paura dell'opinione pubblica. Nato come gioco apparentemente innocuo, è in realtà un "percorso" perlopiù psicologico che termina dopo 50 giorni con il suicidio del giocatore in questione, il quale è chiamato si lancia dal palazzo più alto della propria città.
Impensabile, terrificante. Eppure, a quanto pare, un numero elevato di ragazzini di età compresa tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di questo sadico gioco. Una follia senza precedenti insomma.
Blue Whale, le regole del gioco
Tutto nasce da una sorta di reclutamento online dei "concorrenti", dove i tutori (cosi vengono definiti) adescano le proprie vittime, approfittando della loro immaturità psicologica. Una volta dentro, spingono e invogliano al rifiuto della vita tramite manipolazioni mentali ai limiti del sadismo e della follia: dal "semplice" taglio su una mano all'incisione di una balena sul braccio, dalla visione di video in cui avvengono suicidi al fissare il vuoto su un cornicione di un palazzo.
Apparentemente sembra che neanche un soggetto con disturbi mentali accetterebbe queste folli direttive inviate da chissà chi, eppure ad oggi si registrano innumerevoli vittime. Si perché, come già detto, avviene una manipolazione mentale costante per tutta la durata del gioco, ma soprattutto si vieta alla vittima in questione di parlarne con amici, parenti, familiari, cosicché nessuno possa sospettare di qualsiasi anomalia.
Blue Whale, sterminio 2.0?
Ma a destare preoccupazione non è solo il "gioco" in sé, ma ciò che ne può derivare e soprattutto la facilità con cui si riesce a manipolare una mente umana. L'ideatore si chiama Philipp Budeikin ed è stato arrestato qualche giorno fa. È un 22enne russo, studente di psicologia, il quale dichiara di non pentirsi affatto di tutto ciò che ha provocato, ritenendo di aver purificato il mondo dalla "feccia".
Un ragionamento ai limiti della follia, ma che apre uno scenario ancor più drammatico: se questo individuo, assieme a centinaia di altre menti diaboliche, è veramente riuscito a far suicidare un numero cosi elevato di persone - sempre che i numeri che circolano in questi giorni sul web siano confermati - senza neppure esserci mai entrato in contatto fisicamente, allora potrebbe davvero farne ciò che vuole. La manipolazione mentale è alla base del controllo delle masse, se unito poi ad uno scopo sadico e contorto, diventa indubbiamente un allarme doppio. Dietro questi numerosissimi suicidi, infatti, ci sono altrettanti ragazzini perfettamente coscienti di ciò che accade e che addirittura esaltano il suicida in questione, reputandola una persona migliore e filmando il più delle volte "l'evento" con i propri smartphone.
Così nascono i regimi
Un'immagine chiara e senza sfumature di individui che non riescono a distinguere il reale dal virtuale, un gioco da un suicidio. Verrebbe naturale pensare allora che, se questi tutori hanno indotto ad un gesto cosi estremo un numero di persone non indifferente, teoricamente potrebbero convincerli di qualsiasi cosa, instaurando dei veri e propri "regimi" e portando le nuove leve ad uno stato mentale tale da obbedire ad ogni ordine. Non a caso i regimi totalitari sono nati innanzitutto dalla manipolazione mentale delle masse e dalle disinformazioni fornite al popolo. Un "gioco" che per l'appunto non ha un tornaconto economico. Un percorso che unisce la follia umana al piacere di controllare le menti altrui non è poi cosi distante, se sviluppato in modo globale, ai canoni di uno sterminio 2.0, con la differenza che è tutto indotto, è tutto consenziente e non si applica la violenza in prima persona, ma si induce la vittima ad autoeliminarsi. Terrificante quanto preciso.