Ariana Grande, suo malgrado protagonista nella serata terribile di domenica, ha affidato il proprio dolore a Twitter, seguita rapidamente da una lunga lista di celebrità, personaggi e organizzazioni. Oltre al cordoglio, però, gli spaventosi fatti di cronaca di questi giorni sollevano alcuni problemi di attualità terribilmente complessi. Dalla contrapposizione sicurezza quotidiana-diritto alla privacy alle prese di posizione degli sciacalli di ogni schieramento, dalla ricerca di responsabili e capri espiatori alle recriminazioni su quel che si sarebbe potuto fare per prevenire la tragedia.

Tutto questo tira fuori l’ansia, la paura e altre poco nobili caratteristiche radicate nell'essere umano, che ci portano inevitabilmente a dividere il mondo tra “noi” e “loro”, tra terroristi e vittime, come se fossimo due categorie diverse, due razze con poco o nulla in comune. Del resto, nessuno di noi riesce a immaginare di ammazzare un ragazzino, e tanto meno potrebbe mai farsi saltare in aria in mezzo a centinaia di innocenti. Chi lo fa deve essere un mostro, è l’unica spiegazione. Eppure, con un certo sforzo si può riuscire a formulare un ragionamento che potrebbe essere d’aiuto nella comprensione di queste tematiche così spinose, partendo dalla domanda terribile “e se mia figlia fosse stata lì?”

E se mia figlia fosse stata lì?

È inquietante anche solo immaginare cosa porterebbe un evento del genere nelle vite dei genitori.

Probabilmente le spezzerebbe. Rimarrebbero solo disperazione e rabbia, quella rabbia che può provare solo chi senta di non avere più nulla da perdere. Si incolperebbe non solo il terrorista fisicamente responsabile, ma anche il suo mandante, chi l’ha ospitato, chiunque lo scusi, lo difenda, chiunque analizzi la cosa in maniera intellettuale.

L’istinto sarebbe quello di ricambiarlo con la stessa moneta, punto e basta. Un uomo varrebbe meno di un animale, anzi, in quella furia terribile si potrebbe arrivare a pensare di ammazzarlo insieme ai suoi figli: forse, per lo meno, un giorno smetteranno di capitare tragedie come questa. Arrivare a pensarla così sarebbe ingiusto, ma decisamente umano.

Causa e conseguenza

A questo punto bisogna però valutare che i padri e le madri di Manchester purtroppo non sono gli unici ad aver subito una perdita del genere e a poter reagire in questo modo. Al contrario, da qualche parte nel mondo esiste di sicuro un papà iracheno, siriano, afghano o di una qualsiasi nazione dove sono cadute delle bombe occidentali, che abbia perso i suoi bambini e che abbia reagito allo stesso modo. Magari prendendo il fucile lui stesso, o magari armando e inviando a Manchester un ventenne abbastanza pazzo da compiere questo tipo di gesto. Quindi forse, ed è un'ipotesi e insieme una speranza, qualche volta il mostro che ammazza i nostri figli è, semplicemente, un poveretto che a sua volta ha perso tutto quello che aveva caro.

Quello che è accaduto è mostruoso, ingiusto, vigliacco e francamente terrificante. Ancora peggio, però, è il pensiero che alcune gocce di quel mare di sangue non siano state versate da un'organizzazione terroristica, ma dalle nostre mani.