Episodi tragici come quello della bimba morta in auto, dimenticata dalla madre, possono essere spiegati. Meccanismi mentali, automatismi che si instaurano (inconsapevolmente) quando possibili preoccupazioni deconcentrano il soggetto che, assorbito da mille pensieri, compie gesti di routine. Si sarebbe potuta evitare la tragedia di Arezzo? Se le case automobilistiche anni fa avessero accolto un progetto (teso a tutelare l'incolumità dei piccoli passeggeri e brevettato dal Codacons) la bambina dimenticata in auto dalla madre a Castelfranco di Sopra, forse, non sarebbe morta. L'associazione dei consumatori, a tal riguardo, scriverà al Ministero dello Sviluppo Economico e a tutte le aziende produttrici di automobili.
Un sistema di che rileva la presenza di bambini o animali a bordo dell'auto
Il presidente Carlo Rienzi spiega: "Il sistema rileva la presenza di animali, o bambini, sui sedili posteriori delle automobili. Una volta spento il motore della vettura, il guidatore viene avvisato attraverso un allarme acustico. Ma non solo: previsto anche un sensore di peso che, in caso di presenza di un bimbo a vettura chiusa e motore spento, dopo circa due minuti mette in funzione il climatizzatore dell`auto, garantendo all'interno dell'abitacolo una perfetta areazione". Un sistema di sicurezza verso il quale, secondo il Codacons, aveva mostrato grande interesse la Mercedes, ma finora mai adottato su nessuna automobile.
Per questo motivo l`associazione ha deciso di scrivere - invitandole a predisporre su ogni vettura l'impianto - a tutte le case automobilistiche, onde evitare altre tragedie come quella di Castelfranco di Sopra. Sorge spontanea una riflessione: basterà per evitarne di nuove? Le madri sono diventate così distratte, visto che non è il primo episodio del genere, oppure dietro c'è dell'altro?
Le donne: dagli anni 70 in poi, più stanche e prigioniere di prima
Le donne, con il femminismo degli anni '70, se da un lato si sono emancipate entrando anche nel mondo del lavoro fuori casa, fosse anche solo per soddisfazione personale, oggi si ritrovano doppiamente impegnate. Purtroppo, dagli anni delle grandi conquiste femminili in poi nulla è cambiato, anche se potrebbe sembrare il contrario; anzi, la situazione è peggiorata.
Rimangono comunque gli "angeli del focolare domestico", che piaccia o no, in aggiunta a un lavoro fuori casa e mille altri molteplici impegni. A parte rare eccezioni, quanti uomini vediamo recarsi alle riunioni di classe, o ai colloqui con gli insegnanti? Quanti sono i papà in attesa davanti alle scuole e agli asili, in orario di uscita, quanti accompagnano i bebè dal pediatra, quanti agli allenamenti o al catechismo? E ancora: chi si occupa degli anziani genitori, in aggiunta ai lavori domestici, dopo una giornata passata correndo tra figli da prelevare a scuola, la lavatrice da mettere in moto, la cena da preparare, i compiti da far svolgere al più grande, la telefonata per rassicurare la madre, o al dottore per chiedere una prestazione sanitaria?
Solidarietà per la giovane madre
La verità è che oggi, rispetto a ieri, la mole di lavoro fisico e psicologico che una donna deve affrontare è addirittura devastante. Non tutte reggono questo ritmo, aggravato dall'attuale crisi che non lascia spazio a ripensamenti, o a decisioni drastiche come, ad esempio, lasciare il lavoro: un vero e proprio lusso, di questi tempi. Di cosa ci stupiamo se, purtroppo, a volte accadono questi episodi? Oggi molte donne sono convinte di aver raggiunto la parità, l'emancipazione, la libertà dai pregiudizi e dalla schiavitù in cui hanno vissuto le loro nonne e, in parte, le loro madri; in realtà, molte non se ne rendono nemmeno conto, sono ancor più schiavizzate e prigioniere di prima. Solidarietà, non gogna mediatica, per questa giovane mamma che porterà sulle spalle un peso enorme per tutta la vita.