Il San Camillo è un ospedale di Roma, ed è un punto di riferimento sicuro per molte donne in quanto la struttura garantisce l’applicazione della legge 194. La legge che decriminizza e regola le modalità di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, all’aborto.

Il presidio delle ragazze di 'Non una di meno'

Venerdì 23 giugno, le attiviste del movimento femminista italiano “Non una di meno” hanno organizzato un presidio di fronte alla struttura sanitaria per protestare contro la possibile nomina di un primario in ginecologia che pratichi l’obiezione di coscienza.

Il San Camillo ha indetto un secondo concorso dopo il ricorso di inizio anno per l’elezione di un primario proveniente dal policlinico Gemelli, noto centro antiabortista strettamente legato alla Curia (sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore).

Le donne del presidio hanno chiesto di poter entrare per assistere alle selezioni, permesso non concesso dalle autorità della struttura. Secondo le manifestanti, l’elezione di un primario in ginecologia che fosse obiettore di coscienza (a Roma lo sono circa l’80% dei medici), sarebbe un paradosso inaccettabile che potrebbe creare ostacoli nell’applicazione della legge 194. Sempre secondo le attiviste, un medico che praticasse l’obiezione di coscienza non dovrebbe neanche poter accedere alle selezioni per il primario di ginecologia di un ospedale che garantisce alla donna il diritto all’aborto; sarebbe decisamente contraddittorio.

Le reazioni del web

Le contestazioni non hanno tardato a diffondersi anche sui social network dove 'obiezionerespinta' è presto diventato trend topic.

In risposta alle proteste si è fatto avanti Fabrizio D’Alba, direttore generale del San Camillo, confermando l’importanza della reparto dedicato alle interruzioni volontarie di gravidanza presso l'ospedale, garantendone la presenza e l’assolvimento del suo compito per il futuro, asserendo: "Abbiamo sempre dimostrato quanto il reparto Ivg sia importante, e quindi garantito, in questa azienda sanitaria, e sarà sempre così".

Per il momento si attende ancora il nome del primario nominato dalla commissione.

Il movimento di “Non una di meno”, unitamente al suo corrispettivo argentino “Ni una màs”, ha intanto annunciato per il prossimo 28 settembre una mobilitazione a favore della 'Giornata mondiale per il libero accesso all’aborto” aderendo a una manifestazione globale in difesa di questo diritto.