14 luglio 1789: a Parigi viene presa la Bastiglia. Il marchese di Launay, comandante della fortezza, viene decapitato e la sua testa portata in trionfo su una picca. Nelle carceri della fortezza vennero trovati sette prigionieri: quattro falsari (che si dileguarono immediatamente facendo perdere le loro tracce), due malati di mente e un libertino. Questi ultimi tre vennero portati in trionfo per le vie di Parigi, salvo poi, per i due malati di mente, essere immediatamente trasferiti e rinchiusi nell'ospizio di Charenton.
"Rien"
Sul suo diario re Luigi XVI scrisse una sola frase: “rien” (nulla) per indicare che quel giorno non era accaduto nulla di particolarmente importante e significativo da poter essere ricordato.
Ancora, quando, a poche ore dall’accaduto, François Alexandre Frédéric de La Rochefoucauld, duca di Liancourt e di La Rochefoucauld, membro degli Stati generali e sostenitore della monarchia, avvisò il re dei fatti di Parigi, Luigi XVI chiese se fosse una rivolta. Il duca gli rispose: «No, sire, è una rivoluzione».
Il giorno dopo, 15 luglio, il re visitò l’Assemblea Nazionale a Versailles accolto da fragorosi applausi. Mirabeau fece smettere immediatamente le acclamazioni affermando che «Il silenzio del popolo è una lezione per i re».
14 luglio 1789 e 14 luglio 2017
Questi due fatti, sommati al Giuramento di Pallacorda di qualche mese prima che gettava le basi della nuova costituzione francese e considerato dal re «solo una frase», evidenziano due cose:
- la monarchia in Francia, in particolare con un re eternamente indeciso e inetto come Luigi XVI, non aveva più senso di esistere, lontana come era dalla politica, dalle esigenze e preoccupazioni sociali del popolo.
- lo stesso popolo che accolse con applausi un re oramai decaduto e smidollato poteva essere manipolato a piacimento da poche persone che mostravano sicurezza, decisione e senso di leadership. Pronto a credere a tutto (molti dei fatti attribuiti alla famiglia reale che contribuirono alla rivolta e alla decapitazione del re e della regina furono inventati di sana pianta), il popolo è facilmente condizionabile e raggirabile.
Una costante presente in quasi tutte le fasi storiche, sociali e politiche della storia umana ma particolarmente evidente oggi, dove teorie del complotto, “verità” pseudoscientifiche prive di fondamento, elenchi di dati e frasi palesemente inventate trovano facile presa grazie ad un uso improprio e liberticida dei mezzi di comunicazione.