Potrebbe essere abbastanza insolito collegare la pornografia alla morte. Potrebbe essere interpretata come una becera provocazione o peggio, come una potenziale idea necrofila. No, non è così. Da sempre associamo la pornografia all'erotismo, giovani ragazze attraenti che mercificano il proprio corpo per compiacere l'utente "curioso". Se pensiamo alla Morte la mente ci porta alla fine di tutto, la sofferenza.

Dov'è il legame tra porno e morte?

Il legame sta nel fatto che tutti e due sono dei grandi tabù. Se tu, nel 2017, parli di morte la discussione cambia radicalmente.

L'interlocutore si insospettisce, pensa che ci sia un secondo fine o pensa che tu sia "depresso". Mentre la pornografia ha perso quasi tutti i suoi veli censori. Che queste cose non siano fantasie, è molto facile rendersene conto. La pornografia è oggi dappertutto. Basta pensare che è accessibile a tutti tramite computer, telefoni, tablet ecc. La pornografia schiaffeggia il nostro senso di verecondia, guida i nostri comportamenti, celebra i suoi "attori" al ruolo di icone del cinema, invade campi come la letteratura, la commedia, l'arte. Non è azzardato dire che dappertutto possiamo trovare del porno.

Cosa è cambiato nel nostro rapporto con la morte?

La morte è sparita dai nostri pensieri, è stata circoscritta a piccoli spazi, inesistenti all'occhio di chi guarda e non osserva.

Non si muore nelle case in cui siamo cresciuti, ma nelle strutture "apposite". I funerali hanno perso la maestosità che avevano nel passato e sono interpretati come una formalità affidata a delle ditte che organizzano ogni singolo aspetto del rituale, quasi come fosse uno spettacolo teatrale. I cadaveri non appaiono per quello che sono, ma vengono imbalsamati, così da non scandalizzare nessuno.

Le vedove non si vestono più a lutto. Dopo la morte di un proprio caro, le persone si comportano come se quest'ultimo non fosse mai esistito, viene rimossa la scena della morte. La routine quotidiana domina fingendo che quel caro defunto non fosse mai morto. Come sempre, si è passati da un eccesso all'altro.

Fino a circa 50 anni fa, quando un membro della famiglia passava a miglior vita, tutto si fermava.

Tutto era relegato al momento della scomparsa di quella persona. Non si rideva più, non si scherzava, era tutto avvolto da un'immensa cappa di angoscia e sofferenza. Il lutto non veniva mai superato perché non si aveva la volontà di farlo. La morte era considerata la fine di ogni cosa, a prescindere di chi ne fosse la vittima. Proprio per questo forse la morte è diventata un tabù, perché nel superamento della considerazione di quest'ultima come "la fine del mondo", il concetto della morte vera e propria è andato perduto.

Insomma, non esiste una società che sia libera da tabù. Ciò però non ci rende meno liberi.