Questi ultimi mesi di volley giocato ci hanno lasciato due certezze: la prima è che la Nazionale maschile ha dei limiti tecnici ma soprattutto non ha un'identità, mentre la seconda è che l'ex capitano dell'Italia, Cristian Savani, è tornato dalle sue esperienze all'estero in forma come in pochi si sarebbero aspettati. Durante l'ultimo scorcio d'estate abbiamo assistito ad un campionato Europeo con veramente pochissime soddisfazioni per la maglia azzurra: sconfitta all'esordio contro la Germania guidata in panchina dal nostro Andrea Giani, poi finalista della competizione, e sconfitta più eliminazione senza appello per tre a zero ai quarti di finale contro un non irresistibile Belgio.
Nel mezzo ci sono state sì le vittorie ottenute contro Slovacchia, Repubblica Ceca e Turchia, che però non sono state sicuramente sufficienti per scaldare i cuori dei tifosi italiani, soprattutto data la competitività di questi team tutti di secondo piano.
Quando finalmente è arrivato il campionato di Superlega ha portato con sé in dono un gradito ritorno: dopo aver girato il mondo vincendo e mostrando il proprio talento in svariati paesi (per la precisione in Cina, Qatar, Libano e Turchia), Savani ha deciso di tornare a giocare in Italia vestendo la maglia del Top Volley Latina.
In molti pensavano che il giocatore originario di Castiglione delle Stiviere fosse ormai nella fase calante della carriera dopo anni passati in campionati dove il livello tecnico è senza ombra di dubbio inferiore agli standard qualitativi a cui siamo abituati nel nostro campionato.
E invece no.
Grazie anche a Coach Di Pinto ed ai ragazzi di Latina ha fatto capire fin dalle prime partite stagionali che può ancora mettere in riga molti colleghi più giovani, con grandi prestazioni nonostante i suoi 35 anni.
All'idea di unire la poco gratificante esperienza agli Europei con le indicazioni che sta dando la regular season una sua convocazione sembrerebbe una cosa buona e giusta, ma in molti rispondono con smorfie di disapprovazione, come se fosse un errore grossolano richiamare un ragazzo che con la maglia della sua nazionale ha conquistato due ori europei e svariati piazzamenti in tutti i tornei internazionali a cui ha preso parte.
Cristian in verità aveva dato l'addio alla nazionale nel 2013 ma all'epoca le sue condizioni fisiche e mentali erano diverse (tra infortuni, trasferimento in Cina e nascita della figlia), oggi è diverso. Sia lui che il contesto.
Il suo ruolo non sarebbe certo da protagonista, ma sicuramente con la sua presenza porterebbe in dote tanta esperienza sia umana che tecnica: una fonte a cui le nuove leve potrebbero attingere, quindi va bene partire con un ricambio generazionale, ma ai giovani "studenti" devi sempre affiancare un buon Maestro in grado di guidarli non solo in campo, ma anche da una posizione leggermente defilata.
Il Brasile negli anni in cui è stata la squadra da battere in ogni competizione a cui ha preso parte, aveva come quarta banda un certo Giba: non era più il campione degli anni precedenti, in campo lo vedevamo sempre più raramente, eppure era una pedina fondamentale per l'allenatore ed un punto di riferimento per i compagni nonostante il suo scarso utilizzo. Giba era una guida.
Savani è l'uomo giusto per inserire una figura di tale importanza nella nostra nazionale, una figura che è mancata: una guida all'interno dello spogliatoio, un punto di riferimento.
Oltretutto a Latina sta dimostrando di avere le giuste motivazioni, e allora perché non convocarlo?