Il cantautore nato a Genova il 18 Febbraio 1940, appellato 'Faber' dall’amico Paolo villaggio per la sua predilezione per i pastelli e le matite Faber-Castello, sbaraglia la concorrenza de L'Isola dei famosi con 6.178.000 telespettatori, uno share pari al 24,3%, conquistando anche i più giovani. Il Principe libero ha ricevuto parecchi consensi, ma anche diverse critiche.
Fabrizio De Andrè, Principe libero
Fabrizio De Andrè, Faber, Principe libero, l’anarchico, il cantastorie di emarginati, ribelli e prostitute, genovese doc che ha affrontato in misura minore e differente altri idiomi come il gallurese ed il napoletano.
quella andata in onda su Rai Uno è una fiction che rispetta a pieno il termine anglosassone “finzione”, un “immaginario” racconto della vita di una personalità troppo grande ed intensa per due ore di riprese. Troppi episodi volutamente cambiati o cancellati come quello della prima chitarra che il Principe imbracciò che non gli fu regalata dal padre, ma dalla madre; o la “Canzone di Marinella” che fu ispirata ad un fatto realmente accaduto nella provincia di Asti (anche se secondo altre fonti è ispirato al caso irrisolto della morte di Maria Boccuzzi in arte Mary Pirimpo, ballerina-prostituta assassinata nel milanese) e non ad Arenzano in Liguria.
Dal porto alla capitale
Il protagonista, l’attore Luca Marinelli che ha un fortissimo accento romano, non rende giustizia a Faber, genovese purosangue, cancellando così con un colpo di spugna l’importanza cruciale e fondamentale che per De Andrè fu crescere nel capoluogo ligure.
Genova, una città che all’epoca del Principe era brutalmente spaccata tra una classe sociale ricca e potente, di cui faceva parte la sua famiglia, ed una povera ed emarginata, quella che Faber narrò metaforicamente in musica e parole, allontanandosi da quel mondo borghese che lo soffocava. Racconta le storie dei diversi, degli ultimi, dei diseredati che diventano oltre la canzone: poesie e preghiere di una ricerca di libertà, di un viaggio “in destinazione ostinata e contraria” di cui non c’è traccia.
Scelte drastiche di una fiction generalista per un pubblico generalista che si fa forza e cambia canale dall’Isola dei famosi: dal gossip su chi si fuma le canne nel reality (stando almeno alle note accuse della Henger a Monte), al controverso cantastorie che si faceva spesso un bicchierino di troppo.
Scelte
No, questa superficialità non rende giustizia al Principe che non poteva non nascere a Genova e che non poteva essere diverso da ciò che è stato e di quella infinitesimale parte che stiamo vedendo su Rai Uno.
Crueza de mä non poteva nascere a Roma!
Della citazione del pirata britannico, Samuel Bellamy, inserito nelle note di copertina di uno dei dischi capolavoro di de Andrè “Le Nuvole”: Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare alla quale si è ispirato nel titolo lo sceneggiato, non vi è quasi niente. Solo la storia di un uomo, tra vizi, amori e debolezze, non la genialità del musicista che diventò fondamentale nella storia della musica d’autore italiana. Ma purtroppo, forse Fabrizio De Andrè è fin troppo all’avanguardia anche nel 2018 e sentire “Quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia, quella che di notte stabilisce il prezzo alla tua gioia..." in prima serata è “too much”?