Una volta si diceva 'beata ignoranza' in termini abbastanza ironici. L'ignoranza purtroppo è una piaga pericolosa ed è inaccettabile nell'epoca di Internet, dove l'informazione è a portata di clic. Ma alla fine il web ha reso l'utente ancora più passivo di quanto lo avesse reso il mezzo televisivo, con l'aggravante di dare un'illusoria parvenza di libertà. Dalla libertà presunta all'abuso della democrazia il passo è piuttosto breve ed una parte di italiani sta davvero esagerando. La diffusione delle cosidette notizie 'fake' ha la pesante e decisiva complicità dell'utente passivo ed ignorante che le condivide senza prima informarsi.

Tra queste esistono anche le fake news di natura storica ed in Italia vanno molto di moda da qualche anno quelle relative a Benito Mussolini.

Mussolini è risorto da tempo sul web

'Sono tornato' è il film di Luca Miniero che racconta la surreale resurrezione del duce nell'Italia dei giorni nostri. Il film in realtà è quasi un 'copia&incolla' della versione tedesca che narrava dell'ipotetico ritorno di Adolf Hitler nella Germania contemporanea, tratta a sua volta da un fortunato libro. Ma Mussolini sul web è già risorto da qualche anno e la sua figura viene arricchita da notevoli falsità storiche. Una di queste, già palesata sui social qualche mese addietro, è tornata con puntualità negli ultimi giorni visto che il Paese corre verso le Elezione Politiche.

Le 'bufale', del resto, anche se facilmente smascherate vengono riproposte in maniera ciclica, alla fine il terreno è sempre fertile perché l'ignoranza è una costante.

L'ambasciatore saudita

'Quando l'Italia era capace di dire di No all'Islam' è il mantra che accompagna questo incredibile falso storico. In pratica, secondo questa non precisata fonte, negli anni '30 un ambasciatore dell'Arabia Saudita chiese udienza a Benito Mussolini, esponendo il progetto per la costruzione di una moschea a Roma.

L'allora capo del governo avrebbe acconsentito, ponendo però come condizione la costruzione di una chiesa in territorio saudita. Alla luce dell'energico rifiuto della controparte, il duce lo avrebbe congedato altrettanto energicamente, opponendosi alla richiesta iniziale. La notizia è assolutamente falsa, ma basterebbe un pò di acume mentale per rendersene conto.

Intanto manca una collocazione temporale, scrivere 'negli anni '30' è abbastanza approssimativo e la Storia si basa su date certe. Poi non c'è il nome dell'ambasciatore saudita e, oltretutto, non c'è alcuna fonte storica che parla di una visita ufficiale di una delegazione diplomatica saudita in Italia in quel periodo. A quelli che prendono per buone queste 'bufale', però, poco importa: coloro che condividono foto, immagini e frasi di Mussolini non conoscono la storia del fascismo, né tantomeno la Storia in generale. Basterebbe leggere qualche libro oppure, considerato che la lettura dei libri sta all'italiano medio come le chiese stanno all'Arabia Saudita, guardare uno dei tanti documentari sul ventennio fascista che circolano in rete.

Ma alla fine quelle immagini in bianco e nero risulterebbero noiose a chi è avvezzo all'HD e poi a cosa servirebbe? Per coloro che passano buona parte della giornata chini sullo schermo di uno smartphone, la storia di Mussolini la raccontano già su Facebook i tanti 'leoni da tastiera', dunque a cosa serve cercare altre notizie? Queste sono le famose 'verità che nessuno dice'.

Il delirio sulla reciprocità

A cercare di dare autorevolezza alla notizia, ci sarebbe la citazione di un presunto principio di reciprocità nel diritto internazionale, secondo cui ad una moschea romana dovrebbe corrispondere una chiesa saudita. Niente di più falso, perché la reciprocità diplomatica è in realtà qualcosa di puramente convenzionale prevista da appositi trattati che regolano i rapporti tra due Paesi.

Se dunque non c'è nulla di scritto, non c'è alcun principio di reciprocità, fermo restando che anche in questo caso qualunque convenzione deve comunque tener conto quelle che sono le leggi di ogni singolo Stato.

Il duce e l'Islam

In realtà il rapporto di Benito Mussolini nei confronti dell'Islam non fu affatto conflittuale. La Storia, e non i post degli 'idioti della Rete', racconta di come il duce fece il suo ingresso a Tripoli il 20 marzo del 1937, in sella al suo cavallo, accolto dalle grida di trionfo dei guerriglieri berberi. Sguainando al cielo la spada con l'elsa in oro massiccio che gli era appena stata donata dal capo locale, si proclamò 'protettore dell'Islam'. Nel suo discorso dinanzi ad un'immensa folla, Mussolini dichiarò come l'Italia fascista intendesse assicurare ai sudditi libici "pace, giustizia e benessere nel rispetto delle leggi del profeta".

Con buona pace del Vaticano che, allora, storse parecchio il naso dinanzi all'evento. Inoltre, a chi oggi critica lo Ius Soli e risponde con un nazionalismo d'annata e tanto di saluto romano, citiamo Italo Balbo che nel 1939, quando era governatore della Libia, fece ottenere la cittadinanza italiana a tutti i libici della costa. A chi prospetta di musulmani ai quali bisognerebbe imporre con la forza le nostre tradizioni, rendiamo noto che nel 1934, per volere del duce, Radio Bari trasmetteva programmi in lingua araba visto che la comunicazione internazionale era una delle grandi passioni di Mussolini. Ma il rapporto di 'amorevoli sensi' era reciproco, considerato che lo Yemen dell'imam Yahyà si trasformò a tutti gli effetti in un protettorato italiano e che numerosi giovani musulmani aderirono a movimenti di chiara ispirazione fascista nei Paesi d'origine, come le Falangi libanesi ed il Giovane Egitto.

Insomma, chi combatte quotidianamente le sue becere crociate sui social, contribuendo alla diffusione delle Fake News, ed ha scelto di mettere nel calderone anche il duce... ha certamente sbagliato simbolo.