Sembrerebbe quasi un film con Totò, nel quale lo sprovveduto di turno acquista la fontana di Trevi della situazione credendo di aver fatto un acquisto fenomenale. Invece stiamo parlando delle bollette che ogni mese i consumatori pagano. Adesso si può di nuovo dire 'a un mese', dato che il Tar ha riconosciuto definitivamente l'illegalità delle bollette a 4 settimane. Ma con questo scherzetto, ci hanno guadagnato solo i gestori telefonici. Vi spieghiamo come con un semplice calcolo.
I mesi da 30 a 28 giorni
Era il lontano, oramai sembra tale, 23 giugno 2017.
Quella data segnò lo spartiacque stabilito dall'Agcom, il garante per le telecomunicazioni, che il 24 marzo dello stesso anno aveva senza mezzi termini avvisato i gestori che la pratica delle fatture a 28 giorni era scorretta. I gestori telefonici, infatti, avevano modificato il periodo fatturato ai propri utenti, facendolo passare dal mese solare alle 4 settimane. Dal 23 giugno, i gestori avevano per l'Agcom l'obbligo di tornare a fatturare un mese intero. Dato che oggi è il 21 febbraio 2018 e ancora la questione si combatte a colpi di sentenze e ricorsi, evidentemente la pratica in oggetto non è stata abbandonata. Già sembra strano dover disquisire su quanti giorni conta un mese. Ma questo è quanto è stato fatto dalle compagnie telefoniche e di pay tv.
In questo modo, semplicemente modificando un calendario in vigore dalla notte dei tempi, le stesse si sono portare in cassa quasi il 9% di fatturato in più. E continuano a farlo.
Il ritorno al mese solare, si, no, forse, poi vediamo
E' dovuto intervenire addirittura il Governo con una legge, la 172/2017, con la quale si sanciva a dicembre la non legittimità della pratica a 28 giorni.
I gestori hanno fatto ricorso e nei giorni scorsi il TAR si è espresso. Due di picche per i gestori che non possono più fatturare 4 settimane, ma non avrebbero dovuto già smettere? Leggi, sentenze, delibere, continuano ad affermare da mesi che non si può fare, eppure le compagnie telefoniche continuano a fare orecchie da mercante e a fare casa. Sui dovuti rimborsi agli utenti poi, il TAR si è preso tempo fino ad ottobre 2018, e fino ad allora?
Ecco perché è convenuto alle compagnie il giochetto dei 28 giorni
Con un semplice calcolo, di quelli che si potrebbero definire 'dell'oste', proviamo a spiegare perché, in ogni caso, i gestori ci hanno guadagnato, e lo hanno fatto letteralmente dal nulla. Un contribuente X (il calcolo è puramente esemplificativo) prima pagava 10 euro al mese di telefono, quindi 120 euro all'anno. Improvvisamente, senza un motivo logico, si è trovato a pagare 13 mensilità, perché togliendo due o tre al giorni al mese si ottiene un altro mese nuovo, potremmo chiamarlo 'undicembre'. Quindi 10 per 13 fa 130 euro. Poca roba tutto sommato, se non fosse che 10 euro per ogni utente fanno tanti soldi, oltre al fatto che si pagano mesi che non esistono. Adesso le compagnie telefoniche, costrette a tornare ai 12 mesi, cos'hanno fatto? Fattureranno nuovamente 12 mesi, ma senza modificare il costo annuale. Stanno arrivando infatti agli utenti lettere in cui i gestori assicurano che il ritorno alla fatturazione mensile non cambierà il canone annuo. Peccato che non specificano che si sta parlando del canone annuo 'inventato'. Così, 130 euro diviso per 12 mesi fa 10,84 euro. Chiaro? Prima si fanno pagare 12 mesi, poi si passa a 13 e i costi aumentano, e poi si ripassa a 12 ma calcolati sui nuovi 130. C'è poco da dire. Totò sarebbe stato fiero dei nostri gestori telefonici!
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