Tutti ci rattristiamo ogni volta che per un abbandono o un rifiuto, un uomo uccide la moglie, la ex, una conoscente, a volte persino una sconosciuta.
Tutti vogliamo guardare altrove ogni volta che una ragazza, una donna, o peggio ancora una bambina, viene violata. Vogliamo andare avanti, sperando in una qualche forma di giustizia: in mancanza di quella terrena, ne auspichiamo una divina che colpisca chi ha compiuto una tale atrocità.
Quando non possiamo farne a meno gridiamo “che vergogna”, diciamo che “non ce lo saremmo mai aspettato da quella persona lì” strilliamo che “gli assassini devono morire.” Inorriditi, pensiamo a come sarebbe terribile se un fatto così impronunciabile, travolgesse nostra figlia, nostra nipote, la figlia della nostra amica del cuore.
Poi l’8 marzo ci ricordiamo di festeggiare la bellezza delle donne, la fierezza delle donne.
8 Marzo, si festeggia la bellezza e la fierezza delle donne
Ma siamo incerte. Ci diciamo che non serve una festa per celebrare il valore di noi: casalinghe, studentesse, lavoratrici, mamme, donne che siamo una parte fondamentale del mondo e lo portiamo avanti con determinazione, con fatica.
Ci convinciamo che non serve una festa tutta per noi, perché le donne hanno già gli stessi diritti dell’uomo, non abbiamo bisogno di un giorno come l’8 marzo.
Ci persuadiamo che questa giornata è solo una scusa per uscire con le amiche, per una serata leggera di divertimento.
Ogni donna che canta e ride, che inneggia all’essenza della libertà, ogni ragazza che organizza un flash mob o un corteo pacifico, ognuna di noi, ricorda la resilienza delle donne nel mondo.
Siamo come delle Formiche: nessuno le ferma. Puoi schiacciarne una. Ma quelle che restano non hanno paura.
Vanno avanti. Si organizzano. Ricominciano. Le formiche non hanno paura.
Ben venga allora la Festa delle Donne, perché c’è bisogno di ogni più piccola cosa a ricordarci che la donna non è una proprietà di nessuno, che è una persona.
Che è una storia. Come la mia, quella di una formichina che si nascondeva nelle fughe delle mattonelle, in quei momenti in cui mio padre, preso dalla follia, cercava di schiacciarmi, facendo finta che tutto andasse bene. Per anni le donne della mia famiglia, compresa mia madre, hanno fatto finta che tutto andasse bene. No, non facciamola andar bene. Non accettiamo di essere schiacciate, ricordandoci che è passato il tempo del silenzio. La violenza non può essere accettata. Mai.