Walter Zenga, Javier Zanetti, Lothar Matthäus e Ronaldo: sono i primi quattro campioni, uno per ruolo, della Hall of Fame nerazzurra. Nulla da eccepire: il portiere di Italia '90, il grande capitano con il record di presenze, uno dei campioni di maggior talento, protagonista dello straordinario scudetto del 1989 con il Trap in panchina e, infine, lui, Ronaldo, uno dei calciatori più forti della storia. 110 anni di storia e di vittorie: 18 scudetti, ben 3 Coppe dei campioni/Champions League, anni di dominio, come il triennio '63-'65 e il quinquennio Mancini-Mourinho, entrambi sotto l'egida della famiglia Moratti, l'ultimo concluso con uno straordinario Triplete ancora ineguagliato in Italia.

Inter campione di onestà?

Dai festeggiamenti spiccano le dichiarazioni di alcuni grandi campioni, a partire da Beppe Bergomi, che punta sulla celebrazioni dei valori: "110 anni di valori come lealtà e onestà, che rendono diverso questo club da tutti gli altri". Certo tutti gli altri club non saranno contenti di sentirsi esclusi da questo esclusivo "club degli onesti". A volte si dovrebbe prestare maggiore attenzione alle parole, soprattutto a che cosa significa dichiarare la propria unicità in un ambito così delicato come quello dei valori, invece che limitarsi a quello più oggettivo dei trofei vinti. Così anche Ronaldo, all'Inter per 5 anni dal 1997 al 2002, che ha dichiarato: "Nella mia epoca abbiamo combattuto tutte le squadre e anche un sistema corrotto che abbiamo scoperto tutti".

Che si giochi contro tutte le squadre sembra abbastanza ovvio quando si partecipa ad un campionato. Quanto al sistema corrotto, persiste a quanto pare un certo vittimismo. Dopo 20 anni non cessa la rabbia interista per il famoso contatto Iuliano-Ronaldo. Questo è per molti aspetti triste, aldilà della valutazione sull'episodio o su tutto quello che ne è seguito.

L'Inter, il passaporto di Recoba e la prescrizione

La tristezza riguarda soprattutto il fatto che non ci sia da parte di importanti campioni che hanno fatto la storia di questo glorioso club, che non è mai stato in serie B e che ha conseguito vittorie straordinarie, l'umiltà di riconoscere di non essere immuni da comportamenti quantomeno poco chiari se non addirittura illeciti.

Basti pensare alla prescrizione che ha salvato l'Inter da un processo sportivo ex art. 1, lo stesso in base al quale diverse società, fra cui soprattutto la Juventus, hanno subito sanzioni pesantissime, compresa la revoca di campionati e la retrocessione in serie B. Oppure alla vicenda passaporti falsi, per la quale Alvaro Recoba e Gabriele Oriali hanno patteggiato a suo tempo una pena di sei mesi di reclusione tramutata in multa pecuniaria. Nessuno è perfetto e autoattribuirsi patenti di assoluta onestà rispetto a tutti gli altri club è un atteggiamento quantomeno poco elegante.

Rispetto e sportività: valori perduti?

E' un peccato, perché l'Inter ha comunque motivi di celebrare la propria storia senza bisogno di continuare con i lamenti e le recriminazioni.

Le tre Champions, il Triplete, alcuni scudetti storici sono fra i giusti motivi di vanto. Abbassare i toni, rispettare gli avversari, accettare sportivamente le sconfitte e celebrare con moderazione le vittorie sono alcuni dei valori che il calcio dovrebbe trasmettere ai giovani e sicuramente campioni come Walter Zenga, Javier Zanetti e tanti altri della storia nerazzurra come di quella di molti altri club ne sono straordinari testimoni.