Durante questi ultimi quattro mesi, caratterizzati da una estenuante campagna elettorale, i candidati politici non hanno rivolto particolare attenzione ai problemi endemici dell’economia italiana che, a differenza di quanto si può pensare, non sono causati in alcun modo dall’Europa e dall’euro come sostengono gli euroscettici, ma dal suo enorme debito pubblico.

Se da un lato si può asserire che il deficit dell’Italia, e cioè il disavanzo pubblico, non desti particolare preoccupazione da parte dei mercati, dall’altro non si deve sottovalutare il gigantesco debito del nostro Paese che rimane, nonostante tutto, la terza manifattura d’Europa (francesi permettendo).

Infatti, con più di 2.000 miliardi di euro, il debito italiano si posiziona al secondo posto nella classifica dei paesi con il maggiore debito pubblico in Europa.

Per i suddetti motivi l’Italia non si può permettere di ritornare ad essere assistenzialistica come negli anni della prima repubblica, bensì deve focalizzare tutte le sue risorse verso una ripresa economica che non sia fra le più basse del Vecchio Continente. Esiste infatti la regola del denominatore, secondo la quale all’aumentare del PIL diminuisce il rapporto debito/PIL. E se si vuole porre rimedio a questa spada di Damocle, qual è il debito per l’Italia, e recuperare credibilità bisogna puntare sul sistema produttivo, sulle imprese.

Come? Abbassando le tasse! Per anni sono stati sprecati in inutili bonus più di 30 miliardi di euro concessi dall’Europa, in nome della flessibilità, che non hanno avuto alcun impatto rilevante sui consumi come auspicato dai promotori delle mancette elettorali. Quelle risorse potevano essere utilizzate, per esempio, per eliminare l’IMU sui capannoni, l’IRAP, il cuneo fiscale per le nuove assunzioni, abbassare l’IRPEF e diminuire la burocrazia, il vero nemico dello sviluppo economico.

Queste sono solo alcune idee su come si sarebbero potuti e dovuti spendere quei 30 miliardi a beneficio delle imprese e quindi del Paese intero.

Il governo che si insedierà dovrà dunque concentrarsi unicamente sul taglio del cuneo fiscale delle imprese e delle famiglie, solo così i consumi riprenderanno, e conseguentemente il PIL.

Attenzione però, perché i conti pubblici non permettono manovre assistenzialistiche come quelle promesse in campagna elettorale dai principali partiti politici. Di tesoretti nascosti non c’è traccia, concentriamoci dunque sull’accelerazione della ripresa italiana e sull’abbassamento del suo debito pubblico.