In questi giorni Matthias Muller sta lasciando il vertice del Gruppo Volkswagen in favore di Herbert Diess, manager con un passato in Bmw. Il primo di giugno Sergio Marchionne presenterà il piano industriale di FCA 2018-2022 e probabilmente rassegnerà le dimissioni da AD, conservando forse il ruolo di presidente di Ferrari. Ci siamo chiesti cosa abbiano in comune questi due importanti cambi al vertice. L'istinto è sempre quello di guardare i tedeschi con stima, visto che sono il primo gruppo automobilistico al mondo e, rispetto a Fca, producono circa il doppio delle autovetture.

In realtà il giudizio che si può dare sull'operato di Sergio Marchionne è molto positivo e non sfigura dinanzi a quanto fatto da Muller. Non è escluso, anzi, che dalle parti di Wolfsburg ci sia una qualche ragione di invidia verso il manager italocanadese. Fermo restando che, conti alla mano, Fca abbia molto da imparare da Volkswagen, vediamo quattro ragioni per le quali Matthias Muller, a nostro avviso, non ha fatto altrettanto bene rispetto a Sergio Marchionne.

Volkswagen non sfonda in Nord America

Volkswagen va forte in Europa e molto bene in Cina. In Brasile ha superato Fiat. I problemi restano tutti in Nord America, dove il gruppo Volkswagen non vende di più che circa 60.000 vetture ogni mese.

In questo senso i numeri di Fca si avvicinano al doppio dei volumi di Volkswagen. A spaventare Volkswagen non sono tuttavia le posizioni odierne in Nord America, quanto ciò che potrebbe avvenire nel futuro. Il lancio della Jeep Wrangler ha fatto capire a tutti che Marchionne ha fatto centro nel puntare su Jeep, e il lancio tra un anno del pick-up Scrambler potrebbe aumentare le distanze tra i due gruppi.

Insomma, in America, Muller non ha centrato gli obiettivi. Una seconda ragione da considerare è la gestione della vicenda Dieselgate. Muller, infatti, era stato chiamato per ripulire l'immagine di Volkswagen, ma anche per provare a limitare i danni. Le cause miliardarie verso Volkswagen sono, invece, proseguite mentre i manager Fca sono riusciti ad insabbiarle, a mettere il silenziatore alla stampa, a collaborare con l'Agenzia Epa.

Alla luce di tutto ciò, forse ci si attendeva qualcosa di più da Muller, che invece è anche incappato nello scandalo tedesco sui test emissioni con l'uso di cavie animali e umane.

La gestione dei brand Volkswagen è da migliorare

Terzo importante punto messo a segno da Marchionne, è quello della gestione del cosiddetto polo del lusso. Ferrari è stata scorporata generando valore. Per Alfa Romeo e Maserati si è creata una base tecnica comune, avviando un possibile rilancio industriale. Poi il colpo di genio finale, il ritorno di Alfa Romeo in F1. Muller, invece, ha avviato importanti processi come l'elettrificazione di Porsche e il primo suv Lamborghini, ma non convince ancora il futuro di Bentley.

Quarto aspetto da considerare, infine, la differenziazione dei marchi generalisti. Perché comprare una Volkswagen T-Rock e non una Seat Arona? Perché una Passat e non un' Audi A4? C'è molta confusione e sovrapposizione di modelli all'interno di Volkswagen, tanto che un riordino appare improrogabile. Marchionne, invece, si è spinto a dichiarare che Fiat lascerà spazio ad altri marchi in Europa. Quello che conta ormai sull'asse Torino-Detroit sono i conti, e se Marchionne il 1° giugno indosserà la cravatta - ha scherzato con i giornalisti all'ultima assemblea degli azionisti - vorrà dire che l'indebitamento del gruppo sarà stato azzerato.