Il Presidente Roberto Fico esplora il perimetro dell'area M5S-PD. Un percorso molto accidentato per via delle molte polemiche che serpeggiano in una parte del partito PD nella ipotesi di un eventuale avvicinamento al M5S per la formazione di un governo guidato da Luigi Di Maio. Intanto, per lo stesso motivo, cominciano le manovre per la prossima Direzione Nazionale del PD, che molto probabilmente sarà convocata il 2 maggio prossimo. Il tema principale sarà l'apertura ad un ipotetico Governo M5S-PD, e su questo argomento la stessa assemblea si dovrà pronunziare.

Una parte del partito non è d'accordo ad una alleanza col M5S, non sappiamo se si tratta della maggioranza o solo di un piccolo gruppo di deputati. Pesano ancora come un macigno le polemiche reciproche degli ultimi anni, ancora non decantate. Ci vorrà ancora altro tempo per stemperare il clima.

Riconoscimenti a Luigi Di Maio

Il compito della politica è proprio quello della sintesi e di provare a confrontarsi anche in presenza di difficoltà, come in questo caso. Nella seduta del 24 aprile scorso del programma televisivo "Di martedì", uno degli ospiti importanti ed apprezzato giornalista, Eugenio Scalfari, esprimeva la sua meraviglia sulla 'tresca' M5S-Lega. Riconosceva poi il merito a Di Maio per aver portato nel giro di pochi anni il Movimento stesso al 30%, sottraendo, in gran parte, i voti al PD.

Scalfari ritiene che Matteo Renzi controlli i senatori che hanno avuto i migliori collegi. Propone infine, un ampliamento del Governo in carica per dare la possibilità al designato premier Di Maio di acquisire l'esperienza iniziale, da vice presidente, per poi continuare il suo percorso nei pieni poteri da Presidente.

Nuove elezioni come ultima possibilità

Di Maio intanto ha dichiarato chiusa l'esperienza Lega ed ha precisato che un fallimento della trattativa col PD ci porterà direttamente al voto: sono contrari ad altri tipi di governo. Dal canto suo, il PD ha bisogno del tempo necessario per convocare l'Assemblea Nazionale e decidere sul da farsi, visto che sull'argomento non vi è una omogeneità di vedute nel partito.

All'interno del PD vi sono 'i governisti' e 'il blocco renziano': primi sono disponibili ad aprire il confronto col M5S, i secondi contrari. Invece, tutti sono tenuti al confronto, salvo poi valutare ed esprimere ciascuno la sua opinione. Saranno poi gli elettori a dare la loro versione alla prossima tornata elettorale.